Lettere d’Amore: le 50 più belle e romantiche

lettere d'amore

Con questa raccolta scopriamo insieme le più belle, commoventi e romantiche lettere d’amore. Parole di scrittori, poeti e noti pensatori della storia che si lasciano andare ai loro sentimenti. Lettere che parlano di amori eterni, irruenti, passionali, proibiti e segreti. Righe in grado di ispirarci, farci commuovere e riflettere sulla forza dell’amore.

Scrivere lettere d’amore è una delle abitudini più dolci e romantiche degli innamorati. Perché quando amiamo davvero qualcuno sentiamo l’impulso di farglielo sapere, di compiere gesti folli, di raccontare al mondo del nostro amore. Tutti devono sapere quanto siamo felici, oppure nostalgici, ma di sicuro follemente innamorati. Mettere tutto questo su carta però non è semplice, ma per nostra fortuna possiamo seguire l’esempio di chi ha già sperimentato l’amore sulla propria pelle. Queste bellissime lettere d’amore potrebbero anche far nascere in voi una scintilla, necessaria ad aprire il vostro cuore alla persona che amate. Ecco le 50 lettere d’amore più belle di sempre:

Lettere d’Amore

Da Johann Wolfgang von Goethe a Charlotte von Stein

Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso. Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre teste una corona eternamente viva. Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino della mia vita. La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata: ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento. Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera: Dio voglia che essa non si muti in autunno. Addio. Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie. Addio, cara, buona.

Da Franz Kafka a Milena Jesenskà

Ancora sabato. Questo incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque sia, si trema sempre. Capisco benissimo il tuo ceco, odo anche la risata, ma m’ingolfo nelle tue lettere tra la parola e il riso, poi odo soltanto la parola, poiché oltre a tutto la mia natura è angoscia. Non so rendermi conto se dopo le mie lettere di mercoledì-giovedì tu voglia ancora vedermi. So il rapporto fra te e me, (tu appartieni a me, anche se non dovessi vederti mai più), lo conosco in quanto non sta nel territorio confuso dell’angoscia, ma non conosco affatto il rapporto tuo verso di me, questo appartiene tutto all’angoscia. E neanche tu mi conosci Milena, lo ripeto.) Ciò che accade è per me qualcosa di mostruoso, il mio mondo crolla, il mio mondo risorge, vedi come tu (questo tu sono io) ne possa dare buona prova. Non mi lagno del crollo, il mondo stava crollando, mi lagno del suo ricostruirsi mi lagno delle mie deboli forze, mi lagno del venire al mondo mi lagno della luce del sole. Come continueremo a vivere? Se dici di sì alle mie lettere di risposta, non devi più vivere a Vienna, è impossibile. Milena, non si tratta di questo, tu non sei per me una signora, sei una fanciulla, non ho mai visto nessuna che fosse tanto fanciulla, non oserò porgerti la mano, fanciulla, la mano sudicia, convulsa,unghiuta, incerta e tremula, cocente e fredda.

Lettera di Johnny Cash a sua moglie June Carter Cash

Siamo diventati vecchi e ci siamo abituati a stare insieme. Pensiamo le stesse cose. Ci leggiamo nella mente. Sappiamo cosa vuole l’altro senza dover chiedere. A volte l’uno fa irritare l’altro. Forse a volte ci diamo per scontati. Ma di tanto in tanto, come oggi, medito su di noi e mi rendo conto di quanto sono fortunato a condividere la mia vita con la più grande donna che abbia mai incontrato.

Da Virginia Woolf al marito

Caro Amore,
guardare in faccia la vita, guardarla attentamente e capirla al fine unico di comprenderla, amarla, e scegliere di metterla da parte, scegliere di lasciarla alla sua bellezza universale e andarsene insieme agli anni vissuti e trascorsi insieme.
Ai giorni. All’amore.
Andarsene via insieme a tutto quello che la vita stessa unita alla consapevolezza della morte e al desiderio intrinseco di quest’ultima ci hanno regalato.
E poi attimi. Istanti eterni…
Lasciarsi guidare in un mondo che volevo ma che non hai voluto tu.
Fa che sul mio viso non scompaia mai il tuo sorriso, il tuo amarmi e il mio non voler… cosa?
Farmi amare, forse.
Farti soffrire, probabilmente.
Mostrarti parti di me che spaventano persino me stessa, sicuramente.
Me ne andrò dalla tua vita, per non farci ulteriormente del male, per non urtarci con i nostri ricatti morali, con il nostro troppo e il nostro troppo poco.
Quando verrà la tua assenza mi sentirò impreparata, ancora legata a te.
E tu?
Che cosa farai?
Ed io, su quale cuscino scioglierò i miei capelli?
Dove porterò quel sorriso e la mia valigia piena di vestiti che conosci?
Una frenesia nel cuore, un dubbio atroce: è finito tutto oppure non è cominciato?
Fuori tutto il mondo ed ogni cosa stanno al suo posto, gli orologi girano le ore e tutto quanto il resto.
Amore mio fermami, da questi pensieri troppo fragili, da queste fiale troppo complici, dai sorrisi troppo ironici, dalla troppa solitudine.
Guardare la vita, guardarla attentamente e tentare di comprenderla al fine di amarla e scegliere di metterla da parte.
Di andarsene insieme a quello che ci ha legati.
Alle parole. L’amore. L’oblio.
Insieme alle ore.
Quelle ore che non avranno più sorelle.
E scegliere di andarsene.
Per sempre.

Virginia Woolf a Vita Sackville-West

Rinuncia al tuo uomo e andremo a Hampton Court a cenare sul fiume, a camminare nel giardino sotto la luna, e torneremo a casa tardi con una bottiglia di vino. Rinuncia al tuo uomo e io ti dirò tutto ciò che ho nella testa, milioni, miliardi di pensieri. Pensa a questo, rinuncia al tuo uomo e vieni con me.

Vita Sackville-West a Virginia Woolf

Sono ridotta solo al desiderio di Virginia. Ti avevo scritto una lettera bellissima quando non riuscivo a prendere sonno durante la notte piena di incubi ma ora non ricordo più nulla: mi manchi, ecco tutto… e in modo semplice, disperatamente concreto. Tu, con tutte le tue lettere ricercate, non scriveresti mai e poi mai delle parole così elementari e, forse, non proveresti nemmeno quel sentimento. Credo che ora sentirai un piccolo vuoto ma so anche che lo avrai celato dietro una frase così perfetta da fargli perdere un po’ del suo valore. Con me, invece, manterrà tutta la sua forza: mi manchi più di quanto potessi immaginare anche se mi ero preparata a sentire molto la tua mancanza. Ecco perché questa lettera è una sofferenza continua. È incredibile come tu sia diventata essenziale per me.

Da George Sand a Alfred de Musset

No, mio caro, queste tre lettere non sono l’ultima stretta di mano
dell’amante che ti lascia, è l’abbraccio del fratello che ti resta.
Questo sentimento è troppo bello, troppo puro e troppo
dolce perché io non provi mai il bisogno di finire con lui.
Che il mio ricordo non avveleni nessuna delle gioie della tua vita,
ma non lasciare che queste gioie distruggano e rovinino il mio ricordo.
Sii felice, sii amato.
Come non potresti esserlo? Ma guardami da un piccolo angolo
segreto del mio cuore e scendi lì nei tuoi giorni di tristezza
per trovare lì una consolazione o un incoraggiamento.
Ama dunque, mio Alfred, ama più che puoi.
Ama una donna giovane, bella e che non abbia ancora amato,
trattala bene, e non la fare soffrire.
Il cuore di una donna è una cosa così delicata
Quando non è un ghiaccio o una pietra!
Io credo che non esista una via di mezzo nel tuo modo di amare.
La tua anima è fatta per amare ardentemente, o per seccarsi tutta in una volta.
Tu l’hai detto cento volte, e tu hai avuto modo di smentire
Ma nulla, nulla ha sminuito questa tua affermazione,
Non c’è al mondo nulla che valga se non l’amore.
Forse tu mi hai amato con pena,
per amare un’altra con abbandono.
Forse quella che verrà ti amerà meno di me,
e forse sarà più felice
e più amata.
Forse il tuo nuovo amore sarà più romantico e più giovane.
Ma il tuo cuore, il tuo buon cuore, non lo proteggere, te ne prego.
Che si metta tutto intero
In tutti gli amori della tua vita,
fino a quando un giorno tu possa guardare indietro
e dire come me, io ho sofferto spesso,
mi son sbagliata qualche volta
Ma io ho amato.

Da Oriana Fallaci ad Alekos Panagulis

[…] negli abbracci forsennati o dolcissimi non era il tuo corpo che cercavo bensì la tua anima, i tuoi sentimenti, i tuoi sogni, le tue poesie. E forse è vero che quasi mai un amore ha per oggetto un corpo, spesso si sceglie una persona per la malìa inesplicabile con la quale essa ci investe, o per ciò che essa rappresenta ai nostri occhi, alle nostre convinzioni, alla nostra morale;
[…] Forse non ero innamorata di te, o non volevo esserlo, forse non ero gelosa di te, o non volevo esserlo, forse mi ero detta un mucchio di verità o menzogne, ma una cosa era certa: ti amavo come non avevo mai amato una creatura al mondo, come non avrei mai amato nessuno. Una volta avevo scritto che l’amore non esiste, e se esiste è un imbroglio: che significa amare? Significava ciò che ora provavo a immaginarti impietrito, perdio, con lo sguardo di un cane preso a calci perché ha fatto la pipì sul tappeto, perdio! Ti amavo, perdio. Ti amavo al punto di non sopportare l’idea di ferirti pur essendo ferita, di tradirti pur essendo tradita, e amandoti amavo i tuoi difetti, i tuoi errori, le tue bugie, le tue bruttezze, le tue miserie, le tue volgarità, le tue contraddizioni, il tuo corpo […]
[…] E forse il tuo carattere non mi piaceva, né il tuo modo di comportarti, però ti amavo di un amore più forte del desiderio, più cieco della gelosia: a tal punto implacabile, a tal punto inguaribile, che ormai non potevo più concepire la vita senza di te. Ne facevi parte quanto il mio respiro, le mie mani, il mio cervello, e rinunciare a te era rinunciare a me stessa, ai miei sogni che erano i tuoi sogni, alle tue illusioni che erano le mie illusioni, alle tue speranze che erano le mie speranze, alla vita! E l’amore esisteva, non era un imbroglio, era piuttosto una malattia, e di tale malattia potevo indicare tutti i segni, i fenomeni. Se parlavo di te con gente che non ti conosceva o alla quale non interessavi, mi affannavo a spiegare quanto tu fossi straordinario e geniale e grande; se passavo davanti a un negozio di cravatte e camicie mi fermato d’istinto a cercare la cravatta che ti sarebbe piaciuta, la camicia che sarebbe andata d’accordo con una certa giacca; se mangiavo al ristorante sceglievo senza accorgermene i piatti che tu preferivi e non che io preferivo; se leggevo il giornale notavo sempre la notizia che a te avrebbe interessato di più, la ritagliavo e te la spedivo; se mi svegliavi nel cuore della notte con un desiderio o una telefonata, mi fingevo più desta di un fringuello che canta al mattino.

Da Italo Calvino a Elsa De Giorgi

Vo­glio amarti scri­vendo, pren­derti scri­vendo, non al­tro. È forse la paura di sof­frire che prende il so­prav­vento? Cara, cara, mi co­no­sci troppo, ma no, troppo poco, devo an­cora farmi co­no­scere da te, devo an­cora sco­prirmi a te, stu­pirti, ho bi­so­gno di farmi am­mi­rare da te come io con­ti­nua­mente ti am­miro. Ho più che mai bisogno di stare fra le tue braccia. Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. Una sta­gione e non la vita? Il mio amore per te è nato come una protesta di individualista, una protesta contro tutto un clima, mosso da un bisogno profondissimo ma con un significato generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità. Come que­sta le­zione si tra­durrà nell’opera crea­tiva è an­cora da vedersi.

Jack London a Anna Strunsky

Cara Anna,
Ho forse detto che gli essere umani possono essere archiviati in categorie? Allora, se l’ho detto, lasciami fare una precisazione: non tutti gli essere umani. Tu mi sfuggi. Non riesco a classificarti, non riesco ad afferrarti. Posso indovinare, nove volte su dieci, a seconda delle circostanze, posso prevedere le reazioni, quelle nove volte su dieci, dalle parole o dai gesti, posso riconoscere le pulsazioni dei cuori. Ma al decimo tentativo rinuncio. Non ci arrivo. Tu sei il decimo tentativo.

Da Oscar Wilde a Alfred Douglas

Al risveglio ho avuto la sensazione di essere ancora dentro il cerchio magico del tuo amore, come se fossi ancora tra le tue braccia… sentivo che la tua bocca mi succhiava il respiro – non sentivo amore, felicità – e tutte queste parole, parole braccate a morte, pronunciate ad nauseam fino a che non diventano caricature, era molto più probabilmente qualcosa di diverso – una rinascita – un mondo sconosciuto che mi dischiudeva i suoi splendori, il matrimonio di un corpo e di un’anima imbevuti di desiderio infinito – e di beata perdita di sé – fui invasa da un sogno beato come in un altro mondo, come una morte semincosciente.

Da Luigi Pirandello a Marta Abba

Marta mia, non ho più nessun interesse particolare,l’unico scopo per cui trascino quest’esistenza orribile (orribile perchè lontana da te) è concorrere con tutte le mie forze a farti ricca e padrona del tuo destino, così nell’arte come nella vita. Tu stai recitando , Marta mia, un lavoro (Come tu mi vuoi) nel quale con tutta la forza della Tua anima gridi e dimostri che la verità non è quella dei fatti, ma quella dello spirito. Nel nostro caso la verità è questa:che io sono il tuo vero padre e tu sei la creatura mia, la creatura mia di cui tutto il mio spirito vive con la potenza stessa della mia creazione, tanto che è diventata cosa Tua e tutta la mia vita sei Tu, la mia Arte sei tu Marta mia. Tu devi essere sempre in questa verità dello spirito! Io sono con te, come Tu mi vuoi;e se Tu non mi vuoi più, io non sono più nulla, e vivere non m’è più possibile. Scrivimi, scrivimi, Marta mia, anche se poco, ma scrivimi, e informami di tutto;dove sei… che pensi… che fai… non voglio saper altro! Abbi tutto il bene che ti vuol il tuo Maestro.

Vladimir Nabokov a Véra Slonim

Ci sono solo alcune cose di cui è difficile parlare: si scuote il loro meraviglioso polline toccandole con le parole… Sì, ho bisogno di te, del mio racconto di fate. Perché tu sei l’unica persona a cui posso parlare del grido di una nuvola, del canto di un pensiero e del fatto che quando oggi sono andato a lavorare e ho visto ogni girasole in faccia, mi hanno sorriso anche loro con i loro semi.

Da Charles Baudelaire a Jeanne Duval

Lasciami respirare a lungo, a lungo, l’odore dei tuoi capelli. Affondarvi tutta la faccia, come un assetato nell’acqua di una sorgente, e agitarli con la mano come un fazzoletto odoroso, per scuotere dei ricordi nell’aria. Se tu sapessi tutto quello che vedo! tutto quello che sento! tutto quello che intendo nei tuoi capelli! La mia anima viaggia sul profumo come l’anima degli altri viaggia sulla musica. I tuoi capelli contengono tutto un sogno, pieno di vele e di alberature: contengono grandi mari, i cui monsoni mi portano verso climi incantevoli, dove lo spazio è più bello e più profondo, dove l’atmosfera è profumata dai frutti. dalle foglie e dalla pelle umana. Nell’oceano della tua capigliatura, intravedo un porto brulicante di canti malinconici, di uomini vigorosi di ogni nazione e di navi di ogni forma, che intagliano le loro architetture fini e complicate su un cielo immenso dove si abbandona il calore eterno. Nelle carezze della tua capigliatura, io ritrovo i languori delle lunghe ore passate su un divano, nella camera di una bella nave, cullate dal rullio impercettibile del porto, tra i vasi da fiori e gli orcioli che rinfrescano. Nell’ardente focolare della tua capigliatura, respiro l’odore del tabacco, confuso a quello dell’oppio e dello zucchero: nella notte della tua capigliatura, vedo risplendere l’infinito dell’azzurro tropicale; sulle rive lanuginose della tua capigliatura, mi inebrio degli odori combinati del catrame, del muschio e dell’olio di cocco. Lasciami mordere a lungo le tue trecce pesanti e nere. Quando mordicchio i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare dei ricordi.

Da Frida Kahlo a Diego Rivera

Perché dovrei essere così sciocca e permalosa da non capire che tutte queste lettere, avventure con donne, insegnanti di “inglese”, modelle gitane, assistenti di “buona volontà”, le allieve interessate “all’arte della pittura” e le inviate plenipotenziarie da luoghi lontani rappresentano soltanto dei flirt? Al fondo tu e io ci amiamo profondamente e per questo siamo in grado di sopportare innumerevoli avventure, colpi alle porte, imprecazioni, insulti, reclami internazionali – eppure ci ameremo sempre… Credo che dipenda dal fatto che sono un tantino stupida perché tutte queste cose sono successe e si sono ripetute per i sette anni che abbiamo vissuto insieme e tutte le arrabbiature da cui sono passata sono servite soltanto a farmi finalmente capire che ti amo più della mia stessa pelle e che, se anche tu non mi ami nello stesso modo, comunque in qualche modo mi ami. Non è così? Spero che sia sempre così e di tanto mi accontenterò. Amami un poco, io ti adoro, Frida.

Da Frida Kahlo a Diego Rivera

La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove sei? Mi giro da tutte le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu non sia qui. La mie mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale. La mia notte mi brucia d’amore.

Da Frida Khalo a Josè Bartoli

Voglio darti i colori più belli, voglio baciarti… voglio che i nostri mondi da sogno siano uno solo. Vorrei vedere dai tuoi occhi, sentire dalle tue orecchie, sentire con la tua pelle, baciare con la tua bocca. Per vederti dal di sotto, vorrei essere la tua ombra nata dalla suola del tuo piede, che si estende lungo il terreno su cui cammini… Voglio essere l’acqua che ti lava, la luce che ti dà forma, vorrei che la mia sostanza fosse la tua sostanza, che la tua voce uscisse dalla mia gola così che tu mi accarezzassi da dentro… nel tuo desiderio e nella tua lotta rivoluzionaria per una vita migliore per tutti, voglio accompagnarti e aiutarti, amarti e nella tua risata trovare la mia gioia. Se a volte soffri, voglio riempirti di tenerezza così che tu ti senta meglio. Quando hai bisogno di me, mi troverai sempre vicino a te. Sempre aspettandoti. E vorrei essere leggera e soffusa quando vuoi restare solo.

Di Fernando Pessoa

Tutte le lettere d’amore
sono ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore
se non fossero ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi
lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole)

Juliette Drouet a Victor Hugo

Faccio tutto ciò che posso perché il mio amore non ti disturbi,
ti guardo di nascosto, ti sorrido quando non mi vedi.
Poso il mio sguardo e la mia anima ovunque vorrei posare i miei baci: sui tuoi capelli, sulla tua fronte, sui tuoi occhi, sulle tue labbra, ovunque le carezze abbiano libero accesso.

Neil Gaiman alla moglie Amanda Palmer

Iniziamo questa lettera, questo preludio ad un nostro incontro, in modo formale, proprio come se fosse una dichiarazione all’antica: ti amo. Tu non mi conosci (nonostante tu mi abbia visto, sorriso, messo una monetina sul palmo della mia mano). Io ti conosco (anche se non come vorrei. Io vorrei essere lì quanto sbatti le tue palpebre nel mattino, e mi vedi, e sorridi. Così io mi dichiaro a te, poggiando questa penna sul foglio. E ti dichiaro ancora una volta: ti amo (…)
Tu mi sei passata davanti per troppe volte.
Non più.
Ora io sono accanto a te.
Quando poserai questa lettera. Quando ti girerai e ti guarderai intorno, provando sollievo, gioia o forse terrore…
A quel punto io sarò lì. Muoviti, appena uno scatto. E, finalmente, tu mi vedrai.

Da Sibilla Aleramo a Dino Campana

È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima. Dino, Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore! Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è cosi forte. Non posso scriverti. Verrò il 19. dovunque. Il 14 resterò qui; a Firenze andrò poi per un giorno. Son tua. Sono felice. Tremo per te, ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi.

Da Enrico VIII d’Inghilterra ad Anna Bolena

Riflettendo sul contenuto delle vostre lettere, mi sono procurato una grande agonia; non sapendo come interpretarle, se a mio svantaggio, come si può vedere in alcune righe, o a mio vantaggio in altre. Vi scongiuro con tutto il mio cuore di Lasciarmi conoscere appieno le vostre intenzioni sul nostro amore; la necessità mi costringe a pietire da voi una risposta, essendo stato colpito da più di un anno dal dardo dell’amore, e non sapendo se ho fallito oppure ho trovato un posto nel vostro cuore e nei vostri affetti, il che mi ha certamente trattenuto per un periodo dal chiamarvi mia amante, dal momento che se voi mi amate solo di un amore comune questo termine non vi si addice, visto che rappresenta una posizione eccezionale; ma se vi piace assolvere al dovere di una vera, leale amante e amica, e darvi (anima e corpo) a me, che sono stato, e sempre sarò, il vostro servitore leale (se il vostro rigore non me lo impedirà), vi prometto che non solo il nome vi sarà dovuto, ma anche che vi prenderò come mia unica amante, allontanando tutte le altre salvo voi stessa dal mio cuore e dalla mia mente, che servirà voi sola; vi prego di dare una risposta completa a questa goffa lettera, di dirmi fino a che punto e in che cosa posso sperare; e se non vi piacesse rispondermi per iscritto, di indicarmi qualche luogo dove io possa avere una risposta a voce, luogo che io cercherò con tutto il mio cuore. Non vado oltre per paura di annoiarvi. Scritto dalla mano di colui che vorrebbe rimanere vostro.

Da Paul Éluard a Gala

Non c’è vita senza amore.
Ed io, mia piccola Gala, ti amo infinitamente.
Non credo affatto alla vita, credo in te. Questo universo che è mio e che Si mescola alla morte non può entrarci che con te. E fra le tue braccia che esisto. E dentro i tuoi occhi, fra i tuoi seni, fra le tue gambe che non mi spegnerò mai.
Il resto, è solo una grande miseria che sogna solo di crollare. Sono incredibilmente triste e confuso. Ho abusato troppo della vita. E ti amo troppo, lo dico con ardore, con fede, di sogno in sogno, ho cambiato universo, sono passato nel tuo.
Guardati nello specchio, e guarda gli occhi che amo, i seni che amo, il sesso che amo, le belle mani, ascolta come parli, mia unica amica, capisci perché comprendo solo il tuo linguaggio, perché ti lascio libera, e quale gioia ricavo dalla tua, perché ti voglio audace e forte e fatta a tua immagine e somiglianza, secondo la tua volontà che è anche la mia, e che si è meravigliosamente elevata, come la mia, sul nostro amore.
Ti adoro e ti abbraccio dappertutto.

Da Richard Burton a Elizabeth Taylor

I miei occhi ciechi aspettano disperatamente di vederti. Non te ne rendi conto, naturalmente, EB, quanto bella e affascinante sei sempre stata, e come hai acquistato un valore aggiunto di speciale e pericolosa grazia.

Da Wolfgang Amadeus Mozart a Constanze Weber

Oh se avessi una tua lettera già! Se ti raccontassi tutto quello che faccio con il tuo ritratto, certo ti metteresti a ridere. Per esempio, quando lo tiro fuori dalla custodia dico “Buon giorno piccola Constanze, buongiorno birichina, micetta, nasino a punta, bagatella” e quando lo ripongo lo faccio scivolare piano e dico “Be’, be’ be’ be’” ma con l’espressione speciale che questa parola così significativa esige. E alla fine, in fretta, “Buonanotte topolino, dormi bene!”. Credo proprio di aver scritto delle stupidaggini, per gli altri almeno, ma per noi che ci amiamo tanto non è affatto stupido. Sono sei giorni che sono lontano e mi sembra già un anno. Ti bacio milioni di volte tenerissimamente e sono il tuo sposo che ti ama sempre teneramente.

Kahlil Gibran a Mary Haskell

Quando sono infelice, cara Mary, leggo le tue lettere. Quando la nebbia travolge il mio “io”, tiro fuori dalla piccola scatola due o tre lettere e le rileggo. Mi ricordano del mio vero me. Mi fanno dimenticare tutto quello che non è alto e bello nella vita. Ognuno di noi, cara Mary, deve avere un luogo in cui poter riposare da qualche parte. Il luogo di riposo della mia anima è un bellissimo boschetto in cui vive il mio pensiero di te.

Da Giacomo Leopardi a Fanny Targioni Tozzetti

Cara Fanny. Non vi ho scritto fin qui per non darvi noia, sapendo quanto siete occupata: Ma in fine io non vorrei che il silenzio paresse dimenticanza, benché forse sappiate che il dimenticar voi non è facile. Mi pare che mi diceste un giorno, che spesso ai vostri amici migliori non rispondevate, agli altri sì, perché di quelli eravate sicura che non si offenderebbero, come gli altri, del vostro silenzio. Fatemi tanto onore di trattarmi come uno de’ vostri migliori amici; e se siete molto occupata, e se lo scrivere vi affatica, non mi rispondete… Delle nuove da me non credo che vi aspettiate. Sapete ch’io abbomino la politica… I miei amici si scandalizzano; ed essi hanno ragione di cercar gloria e di beneficare gli uomini. Ma io che non presumo di beneficare, e che non aspiro alla gloria, non ho torto di passare la mia giornata disteso su un sofà,senza battere una palpebra. E trovo molto ragionevole l’usanza dei Turchi e degli altri Orientali, che si contentano di sedere sulle loro gambe tutto il giorno, e guardare stupidamente in viso questa ridicola esistenza. Ma io ho ben torto di scrivere queste cose a voi, che siete bella, e privilegiata dalla natura a risplendere nella vita.

Jean Paul Sartre a Simone de Beauvoir

Amore mio, voi non siete “una cosa della mia vita” – sia pure la più importante – perché la mia vita non è più mia, non la rimpiango nemmeno e voi siete sempre me. Voi siete molto di più, siete voi che mi permettete di immaginare qualsiasi avvenire in qualsiasi vita.

Da Franz Kafka a Milena Jesenskà

Per qualche motivo che ignoro mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far si che di notte, da solo, mi svegli e non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti.

Da Pietro Abelardo ad Eloisa

Per me l’amore che ci avviluppava entrambi, nelle catene del peccato, era soltanto concupiscenza, e non merita il nome di amore. Soddisfare su di te la mia miserabile passione; ecco tutto quello che amavo. Tu dici di aver sofferto per me; può essere vero, ma sarebbe più giusto dire che io ho sofferto, e mio malgrado, per te. Ho sofferto non per amore tuo ma per la violenza esercitata contro di me, non per la tua salvezza ma per la tua disperazione.

Da Johnny Cash a June Carter

Buon compleanno principessa,
Andiamo incontro alla vecchiaia e lo facciamo insieme.

Noi pensiamo allo stesso modo. Leggiamo le nostre menti. Sappiamo ciò che l’altro vuole senza chiedere. A volte ci irritiamo un po’ l’un l’altro. Altre volte, forse, ci diamo per scontati.
Ma di tanto in tanto, come oggi, penso a tutto questo e mi rendo conto di quanto sono fortunato a condividere la mia vita con la più grande donna che abbia mai incontrato. Sei ancora affascinare e mi ispiri. Mi incoraggi al meglio. Sei l’oggetto dei miei desideri, la prima ragione della mia esistenza sulla Terra.

Ti amo molto.
Buon compleanno principessa.

Ernest Hemingway a Mary Welsh

Mia carissima piccola amica,
ieri siamo entrati in un territorio indiano dopo un bellissimo giorno selvaggio tutto inseguimenti e sparatorie e ci siamo messi giù tranquillamente in una cascina deserta dove abbiamo trascorso la notte. È stata una notte paurosa dato che eravamo ben avanti rispetto agli altri, ma abbiamo mangiato dei polli che avevamo ammazzato con le pistole e abbiamo offerto un pranzo a Col e a un comandante di battaglione e abbiamo bevuto tutto e abbiamo festeggiato. È stata una bella giornata e abbiamo seguito i carri armati verso i boschi e finalmente li abbiamo visti correre. E abbiamo visto l’artiglieria beccarli quando hanno dovuto rimettersi per strada. Questa campagna è tutto un susseguirsi di colline boscose e di terreno ondulato con delle cime spoglie da cui puoi vedere tutto ciò che si muove. Ti metti lassù ed è come se tu fossi il padrone di tutto. Poi fatichi per arrivare a un’altra cima da cui sei padrone del tratto successivo. A volte c’è una foresta fitta come a casa o in Canada e sembra strano essere uccisi dato che pare di essere nell’alto Michigan e allora ti senti molto fiducioso come a casa tua.
La gente è stata mandata tutta via quando siamo entrati, ma è andato John a metterne insieme un po’ perché pulissero e cucinassero e un uomo anche per mungere le vacche perché non gli facesse male e io ho badato al gatto e al cane, bello, simpatico e intelligente e talmente confuso, che è tristissimo perché tutti se ne sono andati e non c’è più il solito tran-tran a cui era abituato.
Poi ce ne andremo anche noi e immagino che la gente tornerà e il posto sarà bello e pulito e i cani non hanno né cittadinanza né nazionalità.
Ti ho amato la notte mentre ero sveglio e la mattina presto quando ancora non mi ero del tutto svegliato e ti ho ricordato e ho ricordato quanto bella eri e quanto abbiamo scherzato e ci siamo divertiti insieme. Cetriolino, sento molto la tua mancanza. Ti amo come ben sai. Abbiamo parecchi piccoli problemi qui e alcuni anche grossi ma spero di essere con te tra alcuni giorni. Mi riscriverai quando ricevi questa? Questa non è granché come lettera, ma volevo scriverti. Non so se hai ricevuto le altre lettere, né se sei ancora a Parigi.
Mary mia carissima, mi dispiace di essere così noioso. Ti scrivo le lettere come mio figlio Gigi: tutte piccole frasi dirette come ti amo.

Da Victor Hugo a Léonie Biard

Ho solo un momento. Ti mando l’eternità in un minuto, l’infinito in una parola, tutto il mio cuore in questo “ti amo”.

Da Franz Kafka a Milena Jesenskà

Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poche per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi.

Da Lev Tolstoj a Valeria Arsenev

Io già amo in te la tua bellezza ma sto solo ora iniziando ad amare ciò che è in te eterno. Il tuo calore, la tua anima, la bellezza del conoscersi e immanorarsi in una sola ora. Ma l’anima deve imparare a conoscere. Credimi, niente sulla terra è dato senza lavoro, nemmeno l’amore che è il più bello e naturale dei sentimenti.

Beethoven all’Immortale Amata

Buongiorno, il 7 luglio.

Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti — posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più — Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito — Sì, purtroppo dev’essere così — Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun’altra potrà mai possedere il mio cuore — mai — mai — oh Dio, perché si dev’essere lontani da chi si ama tanto. E la mia vita a Vienna è ora così infelice — Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini — alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare — ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni — debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la lettera. — Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme — Sii calma — amami — oggi — ieri — che desiderio struggente di te — te — te — vita mia — mio tutto — addio. — Oh continua ad amarmi — non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato.

Eternamente tuo
Eternamente mia
Eternamente nostri”

Ludwig van Beethoven

Da Winston Churchill alla moglie Clementine

Mia cara Clemmie, nella tua lettera da Madras hai scritto alcune cose a me molto care, circa l’averti arricchito la vita. Non posso dirti che piacere questo mi ha dato, perché mi sento sempre tremendamente in debito, se è consentito fare questo tipo di conti in amore.

Franz Kafka alla giornalista Milen Jesensk

La scorsa notte ti ho sognata. Non ricordo i dettagli di tutto quello che è successo, tutto quello che so è che ci siamo uniti l’un l’altro. Io ero te, tu eri me. Finalmente hai in qualche modo preso vita.

Da Italo Svevo a Livia

Quando ti tengo fra le mie braccia, tutta, tutta,
non poggiata che a me, ti sento più che mai mia preda.
Avvicino la mia faccia alla tua e non so ancora se ti mangerò o ti bacerò.
Mi limito al bacio per magnanimità ma il sentimento della mia magnanimità m’accompagna tanto costante
che il bacio ha per me il sapore di un morso.

Da Ludwig van Beethoven a una sconosciuta

Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti, posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più. Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito. Sì, purtroppo dev’essere così. Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun’altra potrà mai possedere il mio cuore mai, mai oh Dio, perché si dev’essere lontani da chi si ama tanto. E la mia vita a Vienna è ora così infelice. Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare, ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la lettera. Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme. Sii calma, amami oggi ieri, che desiderio struggente di te, te, te, vita mia mio tutto, addio. Oh continua ad amarmi, non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato. Eternamente tuo, Eternamente mia. Eternamente nostri.

Cesare Pavese a E.

Sono stato male tutto il giorno a non vederti sulla strada di Crevacuore E., com’è brutta Torino. E il più triste di tutto questo è che ci dimenticheremo, senza esserci quasi nemmeno conosciuti. Non so quel che tu veda in me, ma io indovino in te un miracolo di femminilità e di tenerezza, che, come si è formato avanti agli occhi a poco a poco in tutta l’estate, così ora colla medesima lentezza andrà svanendomi nelle nostre lettere. E., ho paura che i nostri ultimi giorni di * – li dimenticheremo mai? – siano stati come una crisi, un punto massimo, oltre il quale non andremo.

Questo per ora è un pensiero che mi dispera, ma il giorno in cui mi lascerà indifferente ci pensi, E.? Non è la disperazione, la sofferenza, che ci deve far paura – questo è nulla, è anzi ciò che ci può rendere più meraviglioso un altro incontro – ma il momento che non soffriremo più, che non ce ne importerà più, questo è il terribile.

E pensare che probabilmente noi tra poco dovremo perderci, senza quasi esserci conosciuti, senza sapere di noi più che uno sguardo, un bacio alle dita, qualche carezza.

Che cosa pensi tu, E.? Perché tremi quando sono con te? Cosa c’è dentro ai tuoi occhi quando mi guardi sorridendo e poi ti fai seria, quasi ostile, e poi torni a sorridere? Queste cose le perderò senza averle mai conosciute.

Io d’amore non so piangere E. – piango a sentire un’ingiustizia, una crudeltà, un dolore di bambino – e non posso nemmeno consacrarti delle lacrime per tutto il dono immenso che hai fatto a me in questi giorni. Piangerò forse quando ripenserò – e sarà tardi – al tesoro di quell’amore sprecato così, per uno che non ne vale la pena: tant’è vero che lo lascia ora morire senza nemmeno commuoversi, senza tentare di far nulla per conservarselo, meritarselo.

Ma che altro potremmo fare? È inutile mentire: in amore conta il corpo e il sangue, conta la stretta, la vita, e noi dobbiamo star staccati, dobbiamo avere giudizio, ragionare; mentre la ragione non conta dinanzi alla vita.

Tu sprechi il tuo amore, E. Io non so di volerti bene se non ti sono stretto vicino, e questo temo voglia dire che non ti voglio quel bene che tu desideri.

Ma di una cosa sarò gioioso, se non temessi che tutto fosse per finire con quello: i nostri pomeriggi a * a guardarci negli occhi e carezzarci. Quelli non li dimenticherò mai. Fa, E., che tutto non finisca qui: dammi una probabilità di amarti meglio, di esserti più fedele nei miei pensieri, più degno di te!

Se mi scriverai, devi giurarmi che a Bra staremo sempre insieme senza stancarci.

Ma dove andremo a finire E.? C’è qualcosa di più assurdo dell’amore? Se lo godiamo fino all’ultimo, subito ce ne stanchiamo, disgustiamo; se lo teniamo alto per ricordarlo senza rimorsi, un giorno rimpiangeremo la nostra sciocchezza e viltà di non avere osato. L’amore non chiede che di diventare abitudine, vita in comune, una carne sola di due, e, appena è tale, è morto. A pensarci, si viene matti! È inutile, l’amore è vita e la vita non vuole ragionamenti. Ma possiamo noi lasciarci andare giù così alla disperata? Dove andiamo a finire? Non so trovare parole di conforto per te che valgano, se non ricordarti quel giorno che eravamo stretti insieme, in piedi, e pareva che uno dei due dovesse condurlo a fucilare e invece era tutta gioia. Ricordami quell’attimo, E., se mi scrivi, e dimmi di quando saremo a Bra.

Ti bacio così, come vuoi tu, anche se sei stata cattiva a non venire sulla strada di Crevacuore.

Oscar Wilde al poeta Lord Alfred Douglas

.E’ ua meraviglia che quelle tue labbra rosse a forma di foglia di rosa, siano state create per la follia dei baci. La tua sottile anima dorata cammina tra passione e poesia.

Da Giuseppe Verdi a Emilia Morosini


Da mano gentilissima ho ricevuto la sua gentilissima né quella gentilissima sapeva che mi scriveva una mano pure gentilissima. Una battuta d’aspetto e una corona a tutti questi ‘gentilissima’, perché non so più come andare avanti. Lei crederà che io sia di buon umore: nò nò, sono arrabbiato, stralunato, con una faccia lunga due braccia, ho il diavolo addosso, né so il perché. Sarà perché sono lontano da Milano. Oh Milano! Milano! …Io sono sempre tenero, appassionato, ardente, mezzo morto per lei.

Didone ad Enea (Ovidio)

Ormai sei deciso, Enea, ad andartene e ad abbandonare l’infelice Didone. I medesimi venti porteranno lontano le tue vele e le tue promesse. Brucio come le fiaccole di cera impregnate di zolfo, come l’incenso delle devozioni versato sui roghi fumanti. Enea resta sempre impresso nei miei occhi insonni, Enea ho nella mente, notte e giorno. Ma lui è ingrato e sordo e, se non fossi insensata, vorrei fare a meno di lui. Tuttavia non odio Enea, benché mediti il mio male, ma lamento la sua slealtà e, pur lamentandomi, lo amo di più.

Da Katherine Mansfield a John Middleton Murry


La scorsa notte, c’è stato un momento prima che tu venissi a letto. Eri in piedi, completamente nudo, un po’ proteso in avanti, e parlavi. È stato solo un istante. Ti ho visto – ti ho amato così tanto, ho amato il tuo corpo con una tale tenerezza. Oh, mio caro! E non sto pensando alla “passione”. No, a quell’altra cosa che mi fa sentire che ogni centimetro di te è così prezioso per me – le tue soffici spalle – la tua pelle calda e cremosa, le tue orecchie fredde come sono fredde le conchiglie – le tue gambe lunghe e i tuoi piedi che amo serrare con i miei piedi – la sensazione della tua pancia – e la tua magra giovane schiena. Appena sotto a quell’osso che ti sporge sul retro del collo hai un piccolo neo. È un po’ a causa della gioventù che sento questa tenerezza. Amo la tua bocca. Non potrei sopportare che fosse toccata neppure da un vento freddo, se fossi il Signore. Lo sai, abbiamo tutto davanti a noi, e faremo grandi cose. Ho una grande fede in noi due, e il mio amore per te è così perfetto che sono, per così dire, ferma, in silenzio con la mia anima. Non voglio nessun altro che te come mio amante e mio amico e a nessun altro che te sarò fedele. Sono tua per sempre.

Da John Keats a Fanny Browne


Non posso esistere senza di te. Mi scordo di tutto salvo che di vederti ancora la mia vita sembra fermarsi lì non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto – sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Amore mio, cambierà? Non ho limiti ora al mio amore… Il tuo biglietto è arrivato proprio qui. Non posso essere felice lontano da te. È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione – Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso “di ragionare contro le ragioni del mio amore”. Non posso farlo più – il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista Non posso respirare senza di te. Tuo per sempre.

Da Jean-Paul Sartre a Simone De Beauvoir


Mia cara piccola ragazza,
per molto tempo avrei voluto scriverti la sera, dopo una di quelle uscite con gli amici che presto descriverò in “A Defeat”, di quel tipo quando il mondo è nostro. Volevo portarti la mia gioia del vincitore e posarla ai tuoi piedi, come facevano all’epoca del Re Sole. E poi, stanco per tutto il vociare, sono sempre e solo andato a letto. Oggi lo sto facendo per sentire il piacere, che ancora non si conosce, di trasformare all’improvviso l’amicizia in amore, la forza in tenerezza. Stanotte ti amo in un modo che non hai conosciuto in me: non sono né consumato dai viaggi, né avvolto nel desiderio della tua presenza. Sto padroneggiando il mio amore per te e lo sto girando verso l’interno come elemento costitutivo di me stesso. Questo accade molto più spesso di quanto dico a te, ma raramente quando ti sto scrivendo. Cerca di capirmi: ti amo mentre faccio attenzione alle cose esterne. A Tolosa ti ho semplicemente amata. Stasera ti amo in una sera di primavera. Ti amo con la finestra aperta. Tu sei mia, le cose sono mie, e il mio amore altera le cose intorno a me e le cose intorno a me alterano il mio amore.
Mia cara bambina, come ti ho detto, quello che ti manca è l’amicizia. Ma adesso è il momentoper consigli più pratici. Non potevi trovare un’amica donna? Come può Tolosa non riuscire a contenere una giovane donna intelligente degna di te? Ma non avresti dovuto amarla. Ahimè, sei sempre pronta a dare il tuo amore, è la cosa più facile da ottenere da te. Non sto parlando del tuo amore per me, che è ben al di là di questo, ma tu sei generosa con i piccoli amori secondari, come quella notte a Thiviers quando hai amato quel contadino che camminava in discesa nel buio, fischiettando, che si è rivelato essere me. Ricevi il sentimento, libero dalla tenerezza, che viene dall’essere in due. È difficile, perché tutte le amicizie, anche tra due uomini focosi, hanno i loro momenti d’amore. Mi basta solo consolare il mio amico in lutto per amarlo; è un sentimento facilmente indebolito e distorto. Ma tu sei in grado di farlo, e devi sperimentarlo. E così, nonostante la tua misantropia fugace, hai immaginato che bella avventura sarebbe cercare a Tolosa una donna che fosse degna di te e di cui tu non saresti innamorata? Non perdete tempo con l’aspetto fisico o la situazione sociale. E cerca onestamente. E se non trovi nulla, trasforma Henri Pons, che a malapena ami ancora, in un amico.

Da Napoleone Bonaparte a Giuseppina di Beauharnais


Non ti amo più; al contrario, ti detesto. Sei una disgraziata, realmente perversa, realmente stupida, una vera e propria Cenerentola. Non mi scrivi mai, non ami tuo marito; tu sai il piacere che le tue lettere gli procurano eppure non riesci nemmeno a buttar giù in un attimo una mezza dozzina di righe.
Che cosa fate tutto il giorno, Signora? Che tipo di affari così vitali vi privano del tempo per scrivere al vostro fedele amante? Quale pensiero può essere così invadente da mettere da parte l’amore, l’amore tenero e costante che gli avevate promesso? Chi può essere questo meraviglioso nuovo amante che vi porta via ogni momento, decide della vostra giornata e vi impedisce di dedicare la vostra attenzione a vostro marito? Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e là io saro.
In verità, amor mio, sono preoccupato di non avere tue notizie, scrivimi immediatamente una lettera di quattro pagine con quelle deliziose parole che riempiono il mio cuore di emozione e di gioia.
Spero di tenerti tra la braccia quanto prima, quando spargerò su di te milioni di baci, brucianti come il sole dell’equatore.

Da Gabriele D’Annunzio a Elvira Leoni


Il mio dolore è cosí grande che da ieri io vivo quasi incosciente delle cose della vita, chiuso in me, col pensiero, col desiderio acuto e incessante del tuo amore. Quando io ti lasciai jeri, mi si velarono gli occhi. Mi parve d’esser per cadere. L’angoscia mia cresceva ogni ora piú. Andavo per le vie, mentre la sera scendeva, portando miseramente la mia gran tristezza in mezzo alla gente. Mi avvicinai due o tre volte alla tua casa. Mi si affacciavano alla mente i pensieri piú strani e i propositi piú folli. Verso le dieci incontrai gli amici che mi trassero con loro, al solito luogo, da Morteo, dove ti ho veduta per tante sere e dove ho bevuto l’amore dai tuoi occhi lungamente. Avevo la gola cosí serrata e cosí riarsa che non m’era possibile profferire una sola parola. Quegli ultimi trentacinque minuti, prima dell’ora precisa della tua partenza, furono atroci. Io non ti so dire come soffrivo, Barbara. Tu partivi, tu partivi, senza ch’io ti potessi vedere, coprirti di baci la faccia, ripeterti ancora un’ultima volta con la voce soffocata: «Ricordati! Ricordati!
Oh amica mia, tu dovresti amarmi sempre sempre e con infinita tenerezza, soltanto per ricompensarmi di quei momenti supremi di spasimo non mai provati!
Rientrai a casa, come pazzo. Ti vedevo, ti vedevo chiaramente, nel vagone, seduta, alla luce della lampada, tutta triste, fra il romore monotono del treno che fuggiva. Sentii suonare tutte le ore, all’orologio della Trinità dei Monti. Ti seguii, nel viaggio, con tale intensità di pensiero e di morte e di angoscia che tu certamente avrai dovuto provare nel fondo dell’anima tua un turbamento misterioso. Non ho mai chiuso gli occhi. Mi son alzato stamani e, dopo molti e terribili sforzi di volontà, mi son messo a scrivere l’articolo che ti avevo detto. Scrivevo, invece d’una prosa per un giornale, una lettera di passione! Ho strappato i fogli; e poi ho scritta meccanicamente una cosa volgare. Non la leggere.
Leggimi invece nel pensiero. Io mai mai t’ho amata come ora e mai ho amata cosí nessun’altra donna, mai, mai. Tutta Roma oggi mi par vuota, deserta, maliconica come un cimitero. Sono qui, a casa, da molte ore; rimarrò qui tutta la sera, tutta la notte, con te, con l’imagine tua, con i ricordi, e con i dubbi tremendi da cui dispero di guarire, e con le lacrime.
Tu che fai? Tu che pensi? Tu dove sei? Tu sei lontana, fra la gente che ti ammira e ti circonda, innanzi al mare, e forse tu sei già serena e forse hai già riacquistato il sorriso, quel sorriso che io amo e che io veggo raggiarmi nello spirito inestinguibilmente.
Addio, addio. Amami, amami. Tutti i moti dell’animo tuo, tutti tutti i tuoi pensieri e i sogni sieno per me, tutti tutti tutti.
Non ti scrivo piú oltre. Io non so quel che ti dico. È quasi sera, la stanza è piena d’ombra, la casa è silenziosa. Un’onda di amarezza mi sale dal profondo cuore. Darei non so che cosa per perdere la coscienza dell’essere, per non sentire, per non pensare, per non soffrire cosí. È troppo, amica mia.
Che fai? Che fai in questo momento? Che fai? Per saperlo, darei la metà del mio sangue.
Ricordati! Addio, addio.

Leo Tolstoy alla sua allora fidanzata, Valeria Arsenev

Io già amo in te la tua bellezza ma sto solo ora iniziando ad amare ciò che è in te eterno. Il tuo calore, la tua anima, la bellezza del conoscersi e immanorarsi in una sola ora. Ma l’anima deve imparare a conoscere. Credimi, niente sulla terra è dato senza lavoro, nemmeno l’amore che è il più bello e naturale dei sentimenti.

Da Adele Sandrock a Arthur Schnitzler

Mio carissimo ragazzo,

questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l’incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.

Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.

Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l’Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all’Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai.

Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perché la natura di quell’amore non è stata compresa.

Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te.

Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie.

Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspetta mi! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale.

Paul Celan a Ingeborg Bachmann

Mia cara Ingeborg,
dunque non verrai prima di due mesi – perché? Non dici neppure per quanto tempo, non dici se ti concedono la borsa di studio. Intanto, come tu consigli, possiamo, perché no, “scambiarci lettere”.
Ingeborg sai perché in quest’ultimo anno ti ho scritto così poco? Non soltanto perché Parigi mi aveva imposto un terribile silenzio dal quale non riuscivo ancora una volta a liberarmi, ma anche perché non sapevo che cosa tu pensassi di quelle brevi settimane a Vienna. Cosa potevo mai capire dalle tue prime righe scritte frettolosamente, Ingeborg? Forse mi inganno, forse è vero che noi ci schiviamo proprio quando vorremmo tanto incontrarci, forse colpevoli siamo tutti e due. Ma talvolta mi dico che il mio silenzio è, in qualche modo, più comprensibile del tuo, perché il buio che mi impone è più antico. Come sai: le grandi decisioni bisogna prenderle sempre da soli. Quando è arrivata quella lettera in cui mi chiedevi se era meglio per te Parigi o gli Stati Uniti, non avrei esitato un istante a dirti quanto sarei stato felice se fossi venuta. Riesci a capire, Ingeborg, perché non l’ho fatto? Mi dissi che, se davvero ti importava qualcosa (ovvero, più di qualcosa) di vivere nella città in cui anch’io vivevo, non saresti venuta prima da me a chiedere consiglio, proprio no. Un anno intero adesso è trascorso, un anno durante il quale ti sarà successo senz’altro qualcosa. Ma tu non mi dici quanto lontani sono, dietro quest’anno, il nostro maggio e il nostro giugno… Quanto lontana o quanto vicina sei, Ingeborg? Dimmelo, così saprò se tu chiudi gli occhi, quando io adesso ti bacio.
Paul