Jorge Mario Bergoglio è alla guida della chiesa cattolica dal 2013, con il nome di Papa Francesco. Un Papa molto sensibile verso i problemi dei giovani, un difensore dell’amore e della libertà. Un Papa che si è contraddistinto fin da subito per la sua apertura verso il popolo cristiano, per la sua generosità e umiltà. Come Francesco D’Assisi, Papa Francesco è molto legato al principio dell’umiltà, e in questi anni lo ha dimostrato più volte. Oltretutto, si è schierato in più occasioni dalla parte dei più deboli.
Con questa raccolta di aforismi, scopriamo insieme le più belle frasi di Papa Francesco sull’Amore, sulla Vita, sul Coraggio, sull’Umiltà e sulla Famiglia. Frasi che possono esserci di ispirazione per la vita di ogni giorno.
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L’amore non può sopportare di rimanere rinchiuso in se stesso. Per sua stessa natura è aperto, si diffonde ed è fecondo, genera sempre nuovo amore.
La misura dell’amore di Dio è amare senza misura. E la nostra vita, con l’amore di Gesù, ricevendo l’Eucaristia, si fa dono.
La povertà teorica non ci serve. La povertà si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini.
Il futuro lo fai tu, con le tue mani, con il tuo cuore, con il tuo amore, con le tue passioni, con i tuoi sogni. Con gli altri.
Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne.
Benedetto XVI in questi anni di pontificato ha rinvigorito la Chiesa col suo magistero, la sua umiltà e la sua mitezza. Il ministero petrino ha avuto in lui interprete sapiente e umile. A lui è destinata una imperitura e affettuosa riconoscenza. Benedetto XVI ha acceso nei nostri cuori una fiamma che continuerà ad ardere.
Il comandamento di Gesù che porta in sé tutti i comandamenti è il Comandamento dell’Amore.
La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.
Vivete intensamente le vostre giornate! Siate saldi nella vostra fede e generosi nella carità verso le persone che incontrate.
Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena.
L’umiliazione di Gesù ci svela lo stile di Dio e, di conseguenza, quello che deve essere del cristiano: l’umiltà. Uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: a un Dio umile non ci si abitua mai! Umiliarsi è prima di tutto lo stile di Dio: Dio si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà.
Riconosciamo che Dio non è qualcosa di vago, il nostro Dio non è un Dio “spray”, è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: “Dio è amore”.
Se la Chiesa segue il suo Signore, esce da sé stessa, con coraggio e misericordia: non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità.
La mitezza e l’umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi, le nostre critiche o la nostra indifferenza.
Dio è amore, e si partecipa alla sua opera quando si ama con Lui e come Lui. A tale scopo l’amore è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Vivere è camminare, vivere è andare per diverse strade, diversi sentieri che lasciano il loro segno nella nostra vita. E per la fede sappiamo che Gesù ci cerca, vuole guarire le nostre ferite, curare i nostri piedi dalle piaghe di un cammino carico di solitudine, pulirci dalla polvere che si è attaccata per le strade che ciascuno ha percorso.
È fonte di autentica gioia riconoscersi piccoli e deboli ma sapere che, con l’aiuto di Gesù, possiamo essere rivestiti di forza e intraprendere un grande viaggio nella vita in sua compagnia.
Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati.
La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore.
Nell’Eucaristia si comunica l’amore del Signore per noi: un amore così grande che ci nutre con Sé stesso; un amore gratuito, sempre a disposizione di ogni persona affamata e bisognosa di rigenerare le proprie forze.
I bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono.
Per la mentalità mondana, è uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi, che sia morto su una croce! Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati perdenti, deboli. Sono esaltati invece il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri.
L’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza.
Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà.
Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.
Libertà non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!
Lavare i piedi è: “io sono al tuo servizio”. E anche noi, fra noi, non è che dobbiamo lavare i piedi tutti i giorni l’uno all’altro, ma che cosa significa questo? Che dobbiamo aiutarci, l’un l’altro.
L’amore di Dio è stabile e sicuro, come gli scogli rocciosi che riparano dalla violenza delle onde.
La nostra vita è fatta di tempo e il tempo è dono di Dio, pertanto occorre impegnarlo in azioni buone e fruttuose.
Uscendo per le strade, la fede limita l’avidità dello sguardo di dominio e aiuta il prossimo, quel prossimo concreto, che guarda con il desiderio di servirlo, a mettere meglio a fuoco il suo stesso “oggetto proprio e amato”, Gesù Cristo venuto nella carne.
Chi serve gli altri ed è realmente senza prestigio esercita la vera autorità nella Chiesa. Gesù ci invita a cambiare mentalità e a passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà.
Gesù è tutto misericordia, Gesù è tutto amore: è Dio fatto uomo. Ognuno di noi, ognuno di noi, è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai.
L’amore di Dio previene, anticipa e salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva.
Le tensioni ti fanno crescere, sviluppano il coraggio. E un giovane deve avere questa virtù del coraggio! Un giovane senza coraggio è un giovane “annacquato”, è un giovane vecchio.
Per essere grandi bisogna prima di tutto saper essere piccoli. L’umiltà è la base di ogni vera grandezza.
La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi, per vedere il luminoso cammino dell’incontro tra Dio e gli uomini, la storia della salvezza.
Il rispetto per il valore della vita, e, ancora di più, l’amore per essa, trova un’attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito.
C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, fra noi, e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.
L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace.
Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude.
Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona col Creato.
Gesù Cristo non ci vuole come principi che guardano in modo sprezzante, ma come uomini e donne del popolo.
Qual è il senso cristiano della morte? Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte.
Tutti noi abbiamo bisogno della parola di verità, che ci guidi e illumini il cammino. Senza la verità, che è Cristo stesso, non è possibile trovare il giusto orientamento della vita.
Occorre lasciarsi trasformare dallo Spirito Santo perché il nostro annuncio avvenga con la parola sempre accompagnata da semplicità di vita, da carità verso tutti, specialmente i piccoli e i poveri, da umiltà e distacco da sé, da santità di vita.
Nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti.
Anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona.
Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio.
Il mondo ci dice di cercare il successo, il potere ed il denaro; Dio ci dice di cercare umiltà, servizio e amore.
Vivete intensamente le vostre giornate! Siate saldi nella vostra fede e generosi nella carità verso le persone che incontrate.
Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.
L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace.
Tutti noi abbiamo bisogno della parola di verità, che ci guidi e illumini il cammino. Senza la verità, che è Cristo stesso, non è possibile trovare il giusto orientamento della vita.
Libertà non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!
Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena.
Uscendo per le strade, la fede limita l’avidità dello sguardo di dominio e aiuta il prossimo, quel prossimo concreto, che guarda con il desiderio di servirlo, a mettere meglio a fuoco il suo stesso “oggetto proprio e amato”, Gesù Cristo venuto nella carne.
C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, fra noi, e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.
Vivere è camminare, vivere è andare per diverse strade, diversi sentieri che lasciano il loro segno nella nostra vita. E per la fede sappiamo che Gesù ci cerca, vuole guarire le nostre ferite, curare i nostri piedi dalle piaghe di un cammino carico di solitudine, pulirci dalla polvere che si è attaccata per le strade che ciascuno ha percorso.
Nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti.
La nostra vita è fatta di tempo e il tempo è dono di Dio, pertanto occorre impegnarlo in azioni buone e fruttuose.
Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.
Qual è il senso cristiano della morte? Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte.
Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù.
Il rispetto per il valore della vita, e, ancora di più, l’amore per essa, trova un’attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito.
Il futuro lo fai tu, con le tue mani, con il tuo cuore, con il tuo amore, con le tue passioni, con i tuoi sogni. Con gli altri.
Il rispetto dei diritti umani, tra cui spicca la libertà religiosa e di espressione del pensiero, è condizione preliminare per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune.
La religione ha il diritto di esprimere la sua opinione al servizio delle persone, tuttavia Dio ci ha creato liberi: è impossibile interferire spiritualmente nella vita delle persone.
Di fronte all’amore, di fronte alla misericordia, alla grazia divina riversata nei nostri cuori, la conseguenza che s’impone è una sola: la gratuità. Nessuno di noi può comperare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi.
È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti! Quando vediamo soffrire i bambini è una ferita al cuore: è il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé.
Imparate a leggere i segni di Dio nella vostra vita. Egli ci parla sempre, anche attraverso i fatti del nostro tempo e della nostra esistenza di ogni giorno; sta a noi ascoltarlo.
La vecchiaia è la sede della sapienza della vita.
L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno”. Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza.
Un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale!
Dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata.
Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo.
Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono.
L’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi desidera una vita piena e bella, giusta e buona, una vita che non sia minacciata dalla morte, ma che possa maturare e crescere fino alla sua pienezza.
Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria: senza paura, “non temete”. Rileggere tutto, la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento, a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore.
Se guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena!
Vivere come una lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana.
Nella custodia e nella promozione della vita, in qualunque stadio e condizione si trovi, possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni singolo essere umano, dal concepimento fino alla morte.
Dio è la fonte della vita; è grazie al suo soffio che l’uomo ha vita ed è il suo soffio che sostiene il cammino della sua esistenza terrena.
Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la famiglia nel lutto, anche terribile, trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto.
Con Cristo il cuore non invecchia mai!
Ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito, si senta chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra.
La croce di Cristo abbracciata con amore non mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.
L’ammonimento, “Perché cercate tra i morti colui che è vivo”, ci aiuta ad uscire dai nostri spazi di tristezza e ci apre agli orizzonti della gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per gli altri.
Noi stessi siamo i custodi e i servi della Porta di Dio, e la porta di Dio si chiama Gesù! Egli ci illumina su tutte le porte della vita, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte.
In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.
Se abbiamo trovato il senso della vita in Gesù, non possiamo essere indifferenti davanti a uno che soffre, a uno che è triste.
Una persona tende a morire come è vissuta. Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, un cammino di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparato ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena come il definitivo abbandono confidente nelle sue mani accoglienti, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto.
Libertà vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, saper valutare ciò che è bene e ciò che è male, quelli che sono i comportamenti che fanno crescere, vuol dire scegliere sempre il bene. Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di andare controcorrente.
Il pessimismo ti butta giù, non ti fa fare niente. E la paura ti rende pessimista. Niente pessimismo. Rischiare, sognare e avanti.
Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto e ogni giorno fa con noi.
Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune.
Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita.
Alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori.
La vita è un viaggio, quando ci fermiamo le cose non vanno bene.
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