Con questa raccolta di poesie, scopriamo insieme quali sono le più belle Poesie sul Tramonto. Poesie romantiche, delicate e suggestive dedicate a uno dei momenti più significativi della giornata. Il tramonto segna un po’ una linea di demarcazione tra ciò che è stato e ciò che potrà essere. È la fine di un periodo ma anche la promessa di qualcosa di nuovo. Il sole si spegne con la promessa di tornare a splendere più forte di prima.
Scorrendo la nostra raccolta di poesie potete trovare tantissime dediche al tramonto (da autori dello spessore di Emily Dickinson, Charles Baudelaire, Ada Negri e Giacomo Leopardi). Poesie belle e suggestive da leggere per lasciarsi andare a momenti di riflessione, ma anche da utilizzare a mo’ di didascalia per le foto del tramonto da postare sui social. Ecco 20 Poesie sul Tramonto:
Poesie sul Tramonto
Il tramonto del sole romantico
(Charles Baudelaire)
Com’è bello il sole quando freschissimo sorge
e come un’esplosione ci lancia il suo buongiorno!
– Fortunato colui che potrà con amore
salutarne il tramonto più fastoso d’un sogno!
Ricordo… Ho visto tutto, fiore, solco, sorgente
come un cuore in deliquio fremere sotto il suo sguardo…
– Corriamo, è tardi, corriamo verso l’orizzonte,
per afferrarne almeno qualche obliquo raggio!
Ma io inseguo invano il Dio che si nasconde;
la Notte inarrestabile stabilisce il suo regno,
nera e piena di brividi, umida, funesta;
galleggia nelle tenebre un odore di tomba
e il mio piede pauroso sull’orlo dello stagno
urta rospi imprevisti, fredde lumache calpesta.
C’è una certa inclinazione di luce
(Emily Dickinson)
C’è una certa inclinazione di luce,
i pomeriggi d’inverno
che opprime,come il peso
di musiche di cattedrale
Una ferita celeste,ci apporta
non ne troviamo cicatrice,
ma una interna differenza,
dove stanno i significati
Nessuno può insegnarla altrui
è il sigillo la disperazione
un’imperiale afflizione
inviataci dall’aria
Quando viene,il paesaggio ascolta
le ombre trattengono il fiato
quando va, è come la distanza
nell’aspetto della morte.
Crepuscolo
(Guillaume Apollinaire)
Sfiorata dalle ombre dei morti
Sull’erba dove muore il giorno
L’arlecchina s’è spogliata
E specchia il suo corpo nello stagno
Un ciarlatano crepuscolare
Vanta i prossimi giri
Il cielo incolore è costellato
Di astri pallidi come il latte
Sul palco il pallido arlecchino
Saluta subito gli spettatori
Stregoni venuti di Boemia
Qualche fata e gli incantatori
Staccata una stella
la maneggia con le braccia tese
Mentre coi piedi un impiccato
Suona i piatti cadenzando
La cieca culla un bel bambino
Passa la cerva con i suoi cerbiatti
Il nano guarda con un’aria triste
Ingigantire l’arlecchino trismegisto.
Tramonto
(Rabindranath Tagore)
Oggi alla fine del giorno
il tramonto posò le sue perle
sui fini e nerì capelli della sera
ed io le ho nascoste
come una collana senza filo
dentro il cuore.
Nel silenzio il cigno dorme.
sulla riva destra del fiume
e questo tramonto
attraverso il cielo luminoso di stelle
è venuto a toccare
la mia umile fronte:
sopra queste acque tacite e calme
ha iniziato la traversata tra astri e stelle:
ha steso
il suo manto d’oro
sulla soglia della notte
che dorme tranquilla:
e infine lungo le vie dell’arsa,
sopra il carro di un nero destriero
s’allontanerà facendo scintille:
ha lasciato soltanto un tocco
sulla fronte di un poeta.
Nel tuo infinito mai s’era visto
un tramonto così,
né più ritornerà.
Al sole, in un giorno del mese di dicembre
(Gertrudis Gómez de Avellaneda)
Regna nel cielo, Sole! Regna e infiamma
con il tuo divino fuoco il mio stanco petto:
senza luce, senza brio, compresso, stretto,
un raggio anela della tua ardente fiamma.
Al tuo influsso felice germoglia la gramigna,
il gelo cede al tuo fulgore disfatto;
Sali! A dispetto del rigido inverno,
Re della sfera, sole, la mia voce ti chiama.
Dai campi felici dove la mia culla
ricevette il tesoro dei tuoi raggi
mi allontana per sempre la fortuna.
Sotto altro cielo, in altra terra piango,
dove la nebbia mi opprime importuna…
Sali a romperla, sole! Io ti imploro!
Miracoli
(Walt Whitman)
Perché la gente fa tanto caso ai miracoli?
Per quanto mi riguarda io non conosco altro che miracoli,
sia che passeggi per le vie di Manhattan,
o levi il mio sguardo sopra i tetti, verso il cielo,
o sguazzi coi piedi nudi lungo la spiaggia, proprio sul filo dell’acqua,
o mi fermi sotto gli alberi, nei boschi,
o parli, di giorno, con chi amo, o dorma, di notte, accanto a chi amo,
o sieda a pranzare a un tavolo insieme ad altri,
o getti uno sguardo agli estranei che viaggiano in tram di fronte a me,
o spii le api che nei pomeriggi d’estate si affaccendano intorno all’alveare,
o gli animali al pascolo nei campi,
o gli uccelli, o gli straordinari insetti dell’aria,
la meraviglia del tramonto, le stelle che brillano placide e luminose,
o la delicata sottile curva della luna nuova in aprile;
queste cose, e le altre, una e tutte, sono miracoli per me,
a tutto si riferiscono anche se ognuna è distinta dalle altre,
e al suo posto.
È un miracolo per me ogni ora di luce e di buio,
è un miracolo ogni centimetro cubo di spazio,
ogni metro della superficie terrestre è impregnato di miracolo,
formicola di miracoli ogni centimetro del sottosuolo.
Il mare è per me un miracolo senza fine,
i pesci che nuotano – gli scogli – il moto delle onde –
le navi che portano gli uomini,
quali i miracoli più strani di questi?
Tramonto
(Giuseppe Ungaretti)
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d’amore.
Bel sole
(Diego valeri)
Bel sole triste che già senti e porti
in te la notte lunga, ultimo sole
fuso nell’aria bianca del mattino,
ancora è verde la tua terra, verdi
la siepe e il prato, e la dolce collina
con le sue vigne toccate di rosso.
Ma su tutto è posata
una bruma sottile
di lontananza. Perché sei lontano
tu, nostro sole d’amore. E la sera
è già dentro al mattino,
e presto l’ombra avrà tutto il tuo cielo.
Istanti
(Don Herold)
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere
così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Che, se non lo sapete, di questo
è fatta la vita,
di momenti: non perdere l’adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all’inizio
della primavera
e resterei scalzo sino alla fine dell’autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.
Il tramonto della luna
(Giacomo Leopardi)
Quale in notte solinga,
Sovra campagne inargentate ed acque,
Là ‘ve zefiro aleggia,
E mille vaghi aspetti
E ingannevoli obbietti
Fingon l’ombre lontane
Infra l’onde tranquille
E rami e siepi e collinette e ville;
Giunta al confin del cielo,
Dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno
Nell’infinito seno
Scende la luna; e si scolora il mondo;
Spariscon l’ombre, ed una
Oscurità la valle e il monte imbruna;
Orba la notte resta,
E cantando, con mesta melodia,
L’estremo albor della fuggente luce,
Che dianzi gli fu duce,
Saluta il carrettier dalla sua via;
Tal si dilegua, e tale
Lascia l’età mortale
La giovinezza. In fuga
Van l’ombre e le sembianze
Dei dilettosi inganni; e vengon meno
Le lontane speranze,
Ove s’appoggia la mortal natura.
Abbandonata, oscura
Resta la vita. In lei porgendo il guardo,
Cerca il confuso viatore invano
Del cammin lungo che avanzar si sente
Meta o ragione; e vede
Che a sé l’umana sede,
Esso a lei veramente è fatto estrano.
Troppo felice e lieta
Nostra misera sorte
Parve lassù, se il giovanile stato,
Dove ogni ben di mille pene è frutto,
Durasse tutto della vita il corso.
Troppo mite decreto
Quel che sentenzia ogni animale a morte,
S’anco mezza la via
Lor non si desse in pria
Della terribil morte assai più dura.
D’intelletti immortali
Degno trovato, estremo
Di tutti i mali, ritrovàr gli eterni
La vecchiezza, ove fosse
Incolume il desio, la speme estinta,
Secche le fonti del piacer, le pene
Maggiori sempre, e non più dato il bene.
Voi, collinette e piagge,
Caduto lo splendor che all’occidente
Inargentava della notte il velo,
Orfane ancor gran tempo
Non resterete; che dall’altra parte
Tosto vedrete il cielo
Imbiancar novamente, e sorger l’alba:
Alla qual poscia seguitando il sole,
E folgorando intorno
Con sue fiamme possenti,
Di lucidi torrenti
Inonderà con voi gli eterei campi.
Ma la vita mortal, poi che la bella
Giovinezza sparì, non si colora
D’altra luce giammai, né d’altra aurora.
Vedova è insino al fine; ed alla notte
Che l’altre etadi oscura,
Segno poser gli Dei la sepoltura.
Se non avessi visto il sole
(Emily Dickinson)
Se non avessi visto il sole
avrei potuto sopportare l’ombra,
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora più selvaggio.
O sole
(Totò)
Io songo nato addò sta ‘e casa ‘o sole.
‘O sole me cunosce ‘a piccerilio;
‘o primmo vaso ‘nfronte – ero tantillo-
m’ha dato quanno stevo int’ ‘o spurtone.
E m’ha crisciuto dint’ ‘e braccia soje,
scanzanname ‘a malanne e malatie.
‘O sole! ‘O sole… è tutt’ ‘a vita mia…
io senza ‘o sole nun pozzo campà.
Ancora abbiamo perso questo tramonto
(Pablo Neruda)
Ancora abbiamo perso questo tramonto.
Nessuno stasera ci vide con le mani unite
mentre il vento azzurro cadeva sopra il mondo.
Ho visto dalla mia finestra
la festa del ponente sui monti lontani.
A volte, come una moneta
si incendiava un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l’anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
Allora dove eri?
Tra quali genti?
Che parole dicendo?
Perché mi arriva tutto l’amore d’un colpo
quando mi sento triste e ti sento così lontana?
Cadde il libro che sempre si prende nel tramonto
e come un cane ferito ai miei piedi rotolò la mia cappa.
Sempre, sempre ti allontani nelle sera
dove corre il tramonto cancellando statue.
Sole d’Ottobre
(Ada Negri)
È così pura questa
gioia fatta di luce e d’aria: questa
serenità ch’è d’ogni cosa intorno
a te, d’ogni pensiero entro di te:
quest’armonia dell’anima col punto
del tempo e con l’amore che il tempo guida.
Non più grano, né frutti ha ormai la terra
da offrire. Sta limpido l’Autunno
sul riposo dell’anno… Il fisso
azzurro, immemore
di tuoni e lampi, stende il suo gran velo
di pace sulle rosseggianti chiome
delle foreste. Quand’è falciata
la spiga, spoglia la pannocchia,
rosso il vin nei tini, e le dorate noci
chiaman l’abbacchio, e fuor del
riccio scoppia
la castagna, che importa la minaccia
dell’Inverno, alla terra?..
Trasparente luce
d’ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò: chiarezza
che della terra fa cosa di cielo.
Che cerchi, poeta, nel tramonto?
(Antonio Machado)
Nuda è la terra, e l’anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,
e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza… Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole…
Che cerchi, poeta, nel tramonto?
Tramonto
(Juan Ramòn Jiménez)
Tristezza dolce della campagna,
va calando la sera.
Giunge dai campi mietuti
un lieve odore di fieno.
Le piante si sono addormentate.
Sulla collina il cielo
è viola. Teneramente.
Svegliato canta un usignolo.
La nostra Terra
(Langston Hughes)
Dovremmo avere una terra di sole,
di sole sgargiante,
e una terra d’acqua fragrante
dove il tramonto è un morbido fazzoletto di seta
rosa e d’oro,
e non questa terra
dove la vita è fredda.
Dovremmo avere una terra d’alberi,
alti alberi folti,
piegati al peso di pappagalli ciarlieri
lucenti come il giorno,
e non questa terra dove gli’ uccelli son grigi.
Oh, dovremmo avere una terra di gioia,
d’amore e gioia e vino e canto,
e non questa terra dove la gioia è un errore.
Crepuscolo
(Heinrich Heine)
Sulla pallida spiaggia giacevo,
solitario dai tristi pensieri.
Declinava al tramonto nel mare
il sole, gettando sull’acqua
vivi sprazzi di porpora ardente;
ed i candidi flutti lontani,
sospinti dall’alta marea,
venivan spumando frusciando
più presso, più presso…
Uno strano gridare, un brusìo
e sibili e murmuri e risa,
un sospirare, un ronzare:
e, frammezzo, un sommesso cantare
di cune dondoleggiate.
Riudir mi parea le obliate
leggende, le fiabe soavi
di tempi remoti, che bimbo
mi seppi dai bimbi d’accanto,
allor che nei vesperi estivi
ci acquattavam sui gradini
dinanzi alla porta di casa
per cinguettarci sommessi
le storie, coi piccoli cuori
protesi in ascolto, con gli occhi
astuti di curiosità,
mentre le bimbe più grandi,
dalle finestre di fronte,
tra vasi olezzanti di fiori
sporgevano i volti di rosa
ridenti alla luce lunare.
Tramontata è la luna
(Saffo)
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
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