Poesie di Natale: le 30 più belle e famose (per Bambini e Adulti)

poesie di natale

Con questa raccolta scopriamo le più belle poesie per grandi e piccini, per immergerci nel pieno della festa più bella di tutte. Perché il Natale piace proprio a tutti, è un momento magico da vivere insieme alle persone a cui vogliamo più bene. A Natale si pensa al prossimo, si scelgono i regali, si cucina per chi si ama, si addobba la propria casa per accogliere gli ospiti più graditi. A Natale siamo tutti più buoni, e soprattutto abbiamo voglia di condividere la nostra gioia con le persone che amiamo.

Di seguito trovate le più belle poesie sul Natale, da leggere e recitare davanti ai parenti, o da dedicare a qualcuno di speciale per degli auguri originali e sentiti. Poesie in grado di trasmettere lo spirito di questa festa, per respirare la magia del Natale a pieni polmoni. Perché il clima natalizio è davvero contagioso! Ecco 30 poesie di Natale da condividere con i nostri cari:

Poesie di Natale

Natale degli spalatori di neve
(Jacques Prévert)

I nostri camini sono vuoti
le nostre tasche rivoltate
ohè ohè ohè
i nostri camini sono vuoti
le nostre scarpe bucate
ohè ohè ohè
e i nostri figli lividi
sono a pancia vuota
ohè ohè ohè
Eppure è Natale
Natale che bisogna festeggiare
Festeggiamo festeggiamo il Natale
lo si fa ogni anno
Ohè la vita è bella
Ohè felice Natale
Ma ecco la neve che cade
che cade così dall’alto
Si farà certo male
cadendo così dall’alto
ohè ohè èho
Povera neve novella
corriamo corriamo verso quella
corriamo con le nostre pale
corriamo a raccoglierla
perchè questo è il nostro mestiere
ohè ohè ohè
Graziosa neve novella
tu che arrivi dal cielo
dicci dicci o bella
ohè ohè ohè
Quando a Natale
cadranno di lassù
i tacchini di Natale
con i loro piccoli
ohè ohè èho!

È scesa la neve
(Gabriela Mistral)

È scesa la neve
a visitare la valle.
Giunge senza rumore.
Così scendono i sogni.
Guardiamola scendere.
Ha dita così dolci,
così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.

Piccolo albero
(Edward Estlin Cummings)

Piccolo albero
piccolo muto albero di Natale
sei così piccolo che
sembri piuttosto un fiore;
chi ti ha trovato nella foresta verde
e ti dolesti tanto di venir via?
Vedi io ti conforterò
perché hai un odore tanto dolce
bacerò la tua fresca corteccia
e ti terrò stretto al sicuro
come farebbe tua madre,
ma tu non avere paura,
guarda i lustrini
che dormono tutto l’anno in una scatola scura
e sognano d’esser presi fuori e poter luccicare,
le palline, le catenelle rosso e oro i fili lanuginosi,
alza le tue piccole braccia
e te li darò tutti da tenere,
ogni dito avrà il suo anello
e non ci sarà un solo posto scuro o infelice
poi quando sarai completamente vestito,
starai ritto alza finestra che tutti ti vedano
e come ti guarderanno con tanto d’occhi!
oh, ma tu sarai molto orgoglioso
e la mia sorellina e io ci piglieremo per mano
e tenendo gli occhi fissi al nostro bell’albero
danzeremo e canteremo
“Noel Noel”.

Il magico Natale
(Gianni Rodari)

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

Natale
(Salvatore Quasimodo)

 Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Nella notte di Natale
(Umberto Saba)

Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?

Campane di Natale
(Henry Wadsworth Longfellow)

Ho sentito le campane, per Natale,
suonar le loro vecchie càrole consuete
e ripetere, dolci e libere, le parole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E pensavo a come, venuto quel giorno,
i campanili di tutta la Cristianità
avevano battuto al canto ininterrotto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E, disperato, ho chinato la testa
“Non c’è pace sulla terra”, ho detto,
“Perché l’odio è troppo forte e si fa gioco del canto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini”.
Poi da ogni bocca nera e maledetta
il cannone tuonò nel Sud,
ed in quei rombi annegaron le càrole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Fu come se un terremoto scuotesse
le pietre focaie di un continente
e mandasse in rovina i focolari domestici
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Allora le campane hanno rintoccato più forte e profondo:
“Dio non è morto, e non dorme;
Il male fallirà, il bene prevarrà
con pace sulla terra, con buona volontà per gli uomini”.
Finché con quei rintocchi e con quel canto
il mondo non è tornato dalla notte al giorno,
una voce, una melodia, un canto sublime
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.

La Notte di Natale
(Diego Valeri)

Mamma, chi è che nella notte canta
questo canto divino?
Caro, è una mamma poveretta e santa,
che culla il suo bambino.
Mamma, m’è parso di sentire un suono come di ciaramella…
Sono i pastori, mio piccino buono, che van dietro
alla stella.
Mamma, c’è un batter d’ali, un sussurrare di voci
intorno, intorno…
Sono Angeli scesi ad annunciare il benedetto giorno.
Splendono i cuori degli uomini: è l’aurora del giorno dell’Amore.

Lo zampognaro
(Gianni Rodari)

Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale? “Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”. Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso”. Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone? “Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino”. Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente; se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.

Natale, un giorno
(Hirokazu Ogura)

Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!” a Natale, un giorno.

Il pianeta degli alberi di Natale
(Gianni Rodari)

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’e’ il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice:”Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…” Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?

Campane di Natale
(Henry Wadsworth Longfellow)

Ho sentito le campane, per Natale,
suonar le loro vecchie càrole consuete
e ripetere, dolci e libere, le parole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E pensavo a come, venuto quel giorno,
i campanili di tutta la Cristianità
avevano battuto al canto ininterrotto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E, disperato, ho chinato la testa
“Non c’è pace sulla terra”, ho detto,
“Perché l’odio è troppo forte e si fa gioco del canto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini”.
Poi da ogni bocca nera e maledetta
il cannone tuonò nel Sud,
ed in quei rombi annegaron le càrole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Fu come se un terremoto scuotesse
le pietre focaie di un continente
e mandasse in rovina i focolari domestici
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Allora le campane hanno rintoccato più forte e profondo:
“Dio non è morto, e non dorme;
Il male fallirà, il bene prevarrà
con pace sulla terra, con buona volontà per gli uomini”.
Finché con quei rintocchi e con quel canto
il mondo non è tornato dalla notte al giorno,
una voce, una melodia, un canto sublime
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.

La nascita di Gesù
(Rainer Maria Rilke)

Se in te semplicità non fosse, come
t’accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava
si fa mansueto e viene al mondo in te.
Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l’inflessibile fato di lui. Simili
vie neppure le stelle hanno. Son grandi, vedi, questi re;
e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,
come ogni cosa Egli sorpassi già.
Tutta l’ambra imbarcata dalle terre
Più remote, i gioielli aurei, gli aromi
Che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
brevità: d’essi, poi, ci si ravvede;
ma è gioia – vedrai – ciò che Egli dà.

Lettera a Gesù
(Mario Lodi)

Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un po’ di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l’ha
e ai cattivi un po’ di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.

È nato! Alleluia!
(Guido Gozzano)

È nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
È nato, è nato il Signore!
È nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!

Un dono speciale
(Roberto Piumini)

Quest’anno Natale
Mi ha fatto un bel dono
Un dono speciale
Mi ha dato allegria
Canzoni cantate
In gran compagnia
Mi ha dato pensieri
Parole e sorrisi
Di amici sinceri
Non voglio più niente
Dei vecchi regali
Ad ogni Natale
Io voglio la gente.

È Natale
(Madre Teresa di Calcutta)

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

24 dicembre 1971
(Iosif Brodski)

Siamo tutti, a Natale, un po’ re Magi.
Negli empori, fanghiglia e affollamento.
Gente carica di mucchi di pacchetti
mette un bancone sotto accerchiamento
per un po’ di croccante al gusto di caffè:
così ciascuno è cammello e insieme re.

Natale
(Giuseppe Ungaretti)

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.

Buon Natale
(Dino Buzzati)

E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?
Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse? Se accanto al fuoco
al mattino si trovassero i doni
la bambola il revolver il treno
il micio l’orsacchiotto il leone
che nessuno di voi ha comperati?
Se la vostra bella sicurezza
nella scienza e nella dea ragione
andasse a carte quarantotto?
Con imperdonabile leggerezza
forse troppo ci siamo fidati.
E se sul serio venisse?
Silenzio! O Gesù Bambino
per favore cammina piano
nell’attraversare il salotto.
Guai se tu svegli i ragazzi
che disastro sarebbe per noi
così colti così intelligenti
brevettati miscredenti
noi che ci crediamo chissà cosa
coi nostri atomi coi nostri razzi.
Fa’ piano, Bambino, se puoi.

Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima
(San Giovanni Paolo II)

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia!

Il Presepio (alla nonna)
(Gabiele D’Annunzio)

A Ceppo si faceva un presepino
con la sua brava stella inargentata,
coi Magi, coi pastori, per benino
e la campagna tutta infarinata.
La sera io recitavo un sermoncino
con una voce da messa cantata,
e per quel mio garbetto birichino
buscavo baci e pezzi di schiacciata.
Poi verso tardi tu m’accompagnavi
alla nonna con dir: “Stanotte L’Angelo
ti porterà chi sa che bei regali!”.
E mentre i sogni m’arridean soavi,
tu piano, piano mi venivi a mettere
confetti e soldarelli fra’ i guanciali.

Er Presepio
(Trilussa)

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

Natale sulla Terra
(Arthur Rimbaud)

Dallo stesso deserto, nella stessa notte,
sempre i miei occhi stanchi si destano
alla stella d’argento, sempre,
senza che si commuovano
i Re della vita, i tre magi,
cuore, anima, spirito.
Quando ce ne andremo di là
dalle rive e dai monti,
a salutare la nascita del nuovo lavoro,
la saggezza nuova,
la fuga dei tiranni e dei demoni,
la fine della superstizione,
ad adorare – per primi! –
Natale sulla terra.

Alla vigilia di Natale
(Bertolt Brecht)

Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.

Natale
(Alda Merini)

A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Una Stella sulla Strada di Betlemme
(Boris Pasternak)

Era inverno
e soffiava il vento della steppa.
Freddo aveva il neonato nella grotta
sul pendio del colle.
L’alito del bue lo riscaldava.
Animali domestici stavano nella grotta.
Sulla culla vagava un tiepido vapore.
Dalle rupi guardavano
assonnati i pastori
gli spazi della mezzanotte.
E li accanto, sconosciuta prima d’allora,
più modesta di un lucignolo
alla finestrella di un capanno,
tremava una stella
sulla strada di Betlemme.

Prologo di Natale
(Ezra Pound)

Eco degli Angeli che cantano Exultasti
Nasce il silenzio da molte quiete
Così la luce delle stelle si tesse in corde
Con cui le Potenze di pace fanno dolce armonia.
Rallegrati, o Terra, il tuo Signore
Ha scelto il suo santo luogo di riposo.
Ecco, il segno alato
Si libra sopra quella crisalide santa.
L’invisibile Spirito della Stella risponde loro:
Inchinatevi nel vostro canto, potenze benigne.
Prostratevi sui vostri archi di avorio e oro!
Ciò che conoscete solo indistintamente è stato fatto
Su nelle corti luminose e azzurre vie:
Inchinatevi nella vostra lode;
Perché se il vostro sottile pensiero
Non vede che in parte la sorgente di misteri
Pure nei vostri canti, siete ordinati di cantare:
“Gloria! Gloria in excelsis
Pax in terra nunc natast”.
Angeli, che proseguono con il loro canto:
Pastori e re, con agnelli e incenso
Andate ed espiate l’ignoranza dell’umanità:
Con la vostra mirra rossa fate sapore dolce.
Ecco, che il figlio di Dio diventa l’elemosiniere di Dio.
Date questo poco
Prima che egli vi dia tutto.

Dov’è la pace
(Mahatma Gandhi)

Quando sento cantare:
“Gloria a Dio e Pace sulla terra”
mi domando dove oggi
sia resa gloria a Dio
e dove sia pace sulla terra.
Finchè la pace
sarà una fame insaziata
a finchè non avremo sradicato
dalla nostra civiltà la violenza,
il Cristo non sarà nato.

Le rose di natale
(Louis Aragon)

Quando eravamo il bicchiere rovesciato
Un ciliegio sfiorito nei turbini bigi
La terra sotto l’erpice il pane spezzato
O gli annegati che traversano Parigi
Quando eravamo fieno giallo pestato
Il grano saccheggiato e l’imposta battente
Il canto che smuore la folla piangente
Quando eravamo il cavallo stramazzato
Quando privi in Patria di cittadinanza
Andavamo raminghi senza domani
Quando tendevamo a spettri di speranza
La vergognosa nudità delle mani
Allora quelli che scesero in strada
Foss’anche un momento per subito cadere
Furono in pieno inverno le nostre primavere
Il loro sguardo fu il lampo di una spada
Natale Natale quelle aurore furtive
Restituirono a voi uomini di poca fede
Il grande amore per cui si muore e si vive
Il domani che di ieri si fa erede
Oserete ciò che il loro dicembre osa
Mie belle primavere di scampato pericolo
Ricordate l’intenso profumo di rosa
Quando la stella ai pastori fu veicolo
In pieno sole scorderete la stella
Scorderete come finì quella notte
Quando il vento tenderà le scotte
Scorderete la morte d’Ifigenia bella
Piange la porpora sulle ciglia delle prataiole
O se s’imperlano d’un sudor di sangue
Scorderete la scure sempre in cerca di gole
Le vedrete con occhio che assente langue
Non può a lungo tacere il sangue versato
Scorderete donde venne il raccolto
E l’uva delle labbra sul terreno sconvolto
E il gusto amaro che il vino ne ha serbato.

Bianca notte d’inverno
(Robert Southwell)

Mentre in una bianca notte invernale rabbrividivo nella neve,
fui sorpreso da un subito calore che mi infiammava il cuore;
e quando levai l’occhio timoroso per vedere qual fuoco avessi accanto,
un Pargoletto avvolto in viva fiamma nell’aria apparve;
bruciato dall’eccessivo ardore, ei versava fiumi di lacrime,
quasi che tali fiumi dovessero soffocare le fiamme alimentate dalle sue lacrime.
“Ahimè!” diss’egli, “appena nato brucio in cocenti ardori,
ma nessuno si approssima a riscaldarsi il cuore o a provar la fiamma; io solo
il mio seno innocente è la fornace, combustibile con laceranti rovi;
amore è il fuoco, sospiri il fumo, e le ceneri vergogna e insulti;
giustizia porta la legna, e misericordia soffia sui carboni;
il metallo lavorato in questa fornace sono le anime immonde degli uomini;
e come ora son per esse infiammato onde operare il loro bene,
così mi dissolverò in un bagno per lavarle nel mio sangue”.
Con ciò ei svanì alla vista e ratto si dissolse,
e d’un subito mi rammentai che era il giorno di Natale.

Il Mistero di Natale
(Laurence Housman)

La Luce guardò in basso
e vide le Tenebre:
“Là voglio andare”
disse la Luce.
La Pace guardò in basso
e vide la Guerra:
“Là voglio andare”
disse la Pace.
L’Amore guardò in basso
e vide l’Odio:
“Là voglio andare”
disse l’Amore.
Così apparve la Luce
e risplendette.
Così apparve la Pace
e offrì riposo.
Così apparve l’Amore
e portò vita;
questo è il mistero del Natale.

Voce
(Maria Luisa Spaziani)

Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.
Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.

C’era
(Juan Ramón Jiménez)

L’agnello belava dolcemente.
L’asino, tenero, si allietava
in un caldo chiamare.
Il cane latrava
quasi parlando alle stelle.
Mi svegliai…Uscii. Vidi orme
celesti sul terreno
fiorito
come un cielo capovolto.
Un soffio tiepido e soave
velava l’alberata:
la luna andava declinando
in un occaso d’oro e di seta
apersi la stalla per vedere se Egli
era là
C’era.