Con questa raccolta di aforismi, scopriamo insieme le più belle frasi di Giacomo Leopardi sulla natura, che nelle sue poesie le ha sempre dedicato grande attenzione. I paesaggi, la forza, la resistenza, la bellezza e la violenza della natura sono argomenti particolarmente presenti nei suoi scritti, come lāanalisi della stessa natura umana. Citazioni belle, originali e intense, tante dediche agli spettacoli offerti dalla natura, e riflessioni sugli istinti dellāuomo.
La natura è bella, misteriosa, delle volte crudele, ma ci lascia sempre addosso dello stupore. Perché la natura spesso supera le nostre convinzioni, ci stupisce facendoci dubitare della nostra forza. La natura però è anche fragile, e merita di essere protetta. Ecco 40 frasi di Giacomo Leopardi sulla Natura.
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Citazioni, Aforismi e Frasi di Giacomo Leopardi sulla Natura
La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.
Si riprende lāuomo che non sia mai contento del suo stato. Ma in vero questo non ĆØ che la sua natura sia incontentabile, ma incapace di esser felice. Se fossero veramente felici, il povero, il ricco, il Re, il suddito si contenterebbero egualmente del loro stato, e lāuomo sarebbe contento come possa essere qualunque altra creatura, perchāegli ĆØ altrettanto contentabile.
Una grandissima parte di quello che noi chiamiamo naturale, non è; anzi è piuttosto artificiale: come a dire, i campi lavorati, gli alberi e le altre piante educate e disposte in ordine, i fiumi stretti infra certi termini e indirizzati a certo corso, e cose simili, non hanno quello stato né quella sembianza che avrebbero naturalmente. In modo che la vista di ogni paese abitato da qualunque generazione di uomini civili, eziandio non considerando le città , e gli altri luoghi dove gli uomini si riducono a stare insieme; è cosa artificiata, e diversa molto da quella che sarebbe in natura.
La tartaruga lunghissima nelle sue operazioni ha lunghissima vita. Così tutto è proporzionato nella natura; e la pigrizia della tartaruga, di cui si potrebbe accusar la natura, non è veramente pigrizia assoluta, cioè considerata nella tartaruga, ma rispettiva.
Chi sa ridere ĆØ padrone del mondo.
Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, | silenziosa luna?
Lāesistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, ĆØ unāimperfezione, unāirregolaritĆ , una mostruositĆ . Ma questa imperfezione ĆØ una piccolissima cosa, un vero neo, perchĆ© tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti nĆ© di numero nĆ© di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che lāuniverso potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente ĆØ infinitamente piccolo a paragone della infinitĆ vera, per dir cosƬ, del non esistente, del nulla.
Nessuna qualitĆ umana ĆØ più intollerabile che l’intolleranza.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride |
Qualsivoglia consuetudine, quantunque corrotta e pessima, difficilmente si discerne dalla natura.
La ragione ĆØ nemica dāogni grandezza; la ragione ĆØ nemica della natura; la natura ĆØ grande, la ragione ĆØ piccola. Voglio dire che un uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarĆ grande, quanto più sarĆ dominato dalla ragione; chĆ© pochi possono esser grandi; e nelle arti e nella poesia forse nessuno, se non sono dominati dalle illusioni.
Soltanto gli esseri intelligenti provano noia.
Certo lāultima causa dellāessere non ĆØ la felicitĆ ; perocchĆ© niuna cosa ĆØ felice. Vero e che le creature animate si propongono questo fine in ciascuna opera loro; ma da niuna lāottengono: e in tutta la loro vita, ingegnandosi, adoperandosi e penando sempre, non patiscono veramente per altro, e non si affaticano, se non per giungere a questo solo intento della natura, che ĆØ la morte.
Ć certo che lo stato naturale ĆØ il riposo e la quiete, e che lāuomo anche più ardente, più bisognoso di energia, tende alla calma e allāinazione continuamente in quasi tutte le sue operazioni.
La natura ĆØ gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio.
Tu [Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora cāinsidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, deā tuoi figliuoli e, per dir cosƬ, del tuo sangue e delle tue viscere.
L’egoismo ĆØ sempre stata la peste della societĆ e quando ĆØ stato maggiore, tanto peggiore ĆØ stata la condizione della societĆ .
FelicitĆ non ĆØ altro che contentezza del proprio essere e del proprio modo di essere, soddisfazione, amore perfetto del proprio stato, qualunque del resto esso stato si sia, e fosse pur arco il più spregevole. Ora da questa sola definizione si può comprendere che la felicitĆ ĆØ di sua natura impossibile in un ente che ami se stesso sopra ogni cosa, quali sono per natura tutti i viventi, soli capaci dāaltronde di felicitĆ . Un amor di se stesso che non può cessare e che non ha limiti, ĆØ incompatibile colla contentezza, colla soddisfazione. Qualunque sia il bene di cui goda un vivente, egli si desidererĆ sempre un ben maggiore, perchĆ© il suo amor proprio [amore della propria persona] non cesserĆ , e perchĆ© quel bene, per grande che sia, sarĆ sempre limitato, e il suo amor proprio non può aver limite. Per amabile che sia il vostro stato, voi amerete voi stesso più che esso stato, quindi voi desidererete uno stato migliore. Quindi non sarete mai contento, mai in uno stato di soddisfazione, di perfetto amore del vostro modo di essere, di perfetta compiacenza di esso. Quindi non sarete mai e non potete esser felice, nĆ© in questo mondo, nĆ© in un altro.
Natura ĆØ come un bambino che disfa subito il fatto.
La disperazione ĆØ molto ma molto più piacevole della noia. La natura ha provveduto, ha medicato tutti i nostri mali possibili, anche i più crudeli ed estremi, anche la morte, a tutti ha misto del bene, anzi ne lāha fatto risultare, lāha congiunto allāessenza loro; a tutti i mali, dico, fuorchĆ© alla noia. PerchĆ© questa ĆØ la passione la più contraria e lontana alla natura, quella a cui non aveva non solo destinato lāuomo, ma neppur sospettato nĆ© preveduto che vi potesse cadere, e destinatolo e incamminatolo dirittamente a tuttāaltro possibile che a questa.
Si ammiri quanto si vuole la provvidenza e la benignitĆ della natura per aver creati gli antidoti, per averli, diciam cosƬ, posti allato ai veleni, per aver collocati i rimedi nel paese che produce la malattia. Ma perchĆ© creare i veleni? perchĆ© ordinare le malattie? E se i veleni e i morbi sono necessari o utili allāeconomia dellāuniverso, perchĆ© creare gli antidoti? perchĆ© apparecchiare e porre alla mano i rimedi?
La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltĆ ad un altro, poi all’eccesso di civiltĆ , e finalmente alla barbarie, e poi da capo.
L’immaginazione ĆØ la prima fonte della felicitĆ umana.
La noia ĆØ in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dallāesame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccorne, ma nondimeno il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, nĆ©, per dir cosƬ, dalla terra intera; considerare lāampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto ĆØ poco e piccino alla capacitĆ dellāanimo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e lāuniverso infinito, e sentire che lāanimo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sƬ fatto universo; e sempre accusare le cose dāinsufficienza e di nullitĆ , e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltĆ , che si vegga della natura umana. Perciò la noia ĆØ poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali.
Ecco il sereno | Rompe lĆ da ponente, alla montagna; | Sgombrasi la campagna, | E chiaro nella valle il fiume appare. |
La guerra più terribile ĆØ quella che deriva dall’egoismo, e dall’odio naturale verso altrui, rivolto non più verso lo straniero, ma verso il concittadino, il compagno.
Natura, o natura / perchƩ non rendi poi / quel che prometti allor? PerchƩ di tanto / inganni i figli tuoi?
Dolce e chiara ĆØ la notte e senza vento | E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti | Posa la luna […]
Tutti gli uomini per necessitĆ nascono e vivono infelici.
Tutto ĆØ male. CioĆØ tutto quello che ĆØ, ĆØ male; che ciascuna cosa esista ĆØ un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; lāesistenza ĆØ un male e ordinata al male; il fine dellāuniverso ĆØ il male; lāordine e lo stato, le leggi, lāandamento naturale dellāuniverso non sono altro che male, nĆ© diretti ad altro che al male. Non vāĆØ altro bene che il non essere; non vāha altro di buono che quel che non ĆØ; le cose che non son cose: tutte le cose sono cattive. Il tutto esistente; il complesso dei tanti mondi che esistono; lāuniverso; non ĆØ che un neo, un bruscolo in metafisica. Lāesistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, ĆØ unāimperfezione, unāirregolaritĆ , una mostruositĆ . Ma questa imperfezione ĆØ una piccolissima cosa, un vero neo, perchĆ© tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti nĆ© di numero nĆ© di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che lāuniverso potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente ĆØ infinitamente piccolo a paragone della infinitĆ vera, per dir cosƬ, del non esistente, del nulla.
Quando miro in ciel arder le stelle;
dico fra me pensando: a che tante facelle?
… ed io che sono?
Poco manca chāio non bestemmi il cielo e la natura che par che māabbiano messo in questa vita a bella posta perchāio soffrissi.
Lāarte non può mai uguagliare la ricchezza della natura.
La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità , ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità , è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.
A veder se sia più il bene o il male nellāuniverso, guardi ciascuno la propria vita; se più il bello o il brutto, guardi il genere umano, guardi una moltitudine di gente adunata. Ognun sa e dice che i belli son rari, e che raro ĆØ il bello.
Natura cortese, / son questi i doni tuoi, / questi i diletti sono / che tu porgi ai mortali. Uscir di pena / ĆØ diletto fra noi. / Pene tu spargi a larga mano; il duolo / spontaneo sorge e di piacer, quel tanto / che per mostro e miracolo talvolta / nasce dāaffanno, ĆØ gran guadagno.
Io non ho mai sentito di vivere tanto quanto amando.
Passata ĆØ la tempesta: | Odo augelli far festa, e la gallina, | Tornata in su la via, | Che ripete il suo verso.
La vita di questāuniverso ĆØ un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sĆ© di maniera, che ciascheduna serve continuamente allāaltra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o lāuna o lāaltra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione.
La stima è come un fiore, che pestato una volta gravemente o appassito, mai più non ritorna.
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