Con questa raccolta di poesie, scopriamo insieme quali sono le più Belle, profonde e sentimentali Poesie sulla Pioggia. Uno dei fenomeni naturali più affascinanti, in grado di suscitare in noi emozioni sempre diverse. La pioggia può invitare alla riflessione, quando cade al suolo lenta e sottile, ma può anche spaventare, in caso di un improvviso temporale violento.
La pioggia cambia il colore del cielo, condiziona il nostro umore e anche le nostre giornate. Ci affascina ed intimidisce allo stesso tempo. Scorrendo la nostra raccolta potete trovare tante poesie sulla pioggia, da leggere in cerca di ispirazione, o da usare a moā di didascalia per accompagnare i vostri scatti sui social. Ecco 20 Poesie sulla Pioggia:
Poesie sulla Pioggia
Che dice la pioggerellina
(Angiolo Silvio Novaro)
Che dice la pioggerellina
Di marzo, che picchia argentina
Sui tegoli vecchi
Del tetto, sui bruscoli secchi
Dellāorto, sul fico e sul muro
Ornati di gemmule dāoro?
Passata ĆØ lāuggiosa invernata,
Passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera
Di fuor dalla nuvola bigia
Che in cielo si pigia,
Domani uscirĆ Primavera
Con pieno il grembiale
Di tiepido sole,
Di fresche viole,
Di primule rosse, di battiti dāale,
Di nidi,
Di gridi
Di rondini, ed anche
Di stelle di mandorlo, biancheā¦
Ciò dice la pioggerellina
Sui tegoli vecchi
Del tetto, sui bruscoli secchi
dellāorto, sul fico e sul moro
Ornati di gemmule dāoro.
Ciò canta, ciò dice;
E il cuor che lāascolta ĆØ felice.
Pioggia
(Charles Bukowski)
Unāorchestra sinfonica.
Scoppia un temporale,
stanno suonando unāouverture di Wagner
la gente lascia i posti sotto gli alberi
e si precipita nel padiglione
le donne ridendo, gli uomini ostentatamente calmi,
sigarette bagnate che si buttano via,
Wagner continua a suonare, e poi sono tutti
al coperto. Vengono persino gli uccelli dagli alberi
ed entrano nel padiglione e poi cāĆØ la Rapsodia
Ungherese n. 2 di Lizst, e piove ancora, ma guarda,
un uomo seduto sotto la pioggia
in ascolto. Il pubblico lo nota. Si voltano
a guardare. Lāorchestra bada agli affari
suoi. Lāuomo siede nella notte nella pioggia,
in ascolto. Deve avere qualcosa che non va,
no?
Ć venuto a sentire
la musica.
Pioggia dāAprile
(Luigi Pirandello)
Attoniti, dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti.
mettendo acuti gridi,
cadere lāinvocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata,
dalla finestra bassa
come lor guardi e ridi.
Ć nuvola che passa.
Piove
(Eugenio Montale)
Ć uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Emma
e la terra non trema
perchĆ© non cāĆØ terremoto
nƩ guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perchĆ© lāassenza
ĆØ universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non lāha ordinato.
Piove sui nuovi epistemi
del primate a due piedi,
sullāuomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perchƩ se non sei
ĆØ solo la mancanza
e può affogare.
La pioggia nel pineto
(Gabriele DāAnnunzio)
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che lāanima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
tāilluse, che oggi māillude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nellāaria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nƩ il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
dāarborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
ĆØ molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. Lāaccordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dallāumida ombra remota.
Più sordo e più fioco
sāallenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non sāode su tutta la fronda
crosciare
lāargentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dellāaria
ĆØ muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nellāombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sƬ che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita ĆØ in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto ĆØ come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra lāerbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
cāintrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che lāanima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
māilluse, che oggi tāillude,
o Ermione.
Piove
(Guillaume Apollinaire)
Piovono voci di donna come se fossero morte anche nel ricordo.
Siete anche voi che piovete meravigliosi incontri della mia vita o gocciolette.
E quelle nuvole impennate cominciano a nitrire tutto un universo di cittĆ auricolari.
Ascolta se piove mentre il rimpianto e lo sdegno piangono una musica antica.
Ascolta cadere i legami che ti trattengono in alto e in basso.
Pioggia dāagosto
(Guido Gozzano)
Nel mio giardino triste ulula il vento,
cade lāacquata a rade goccie, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili dāargentoā¦
Guardo la Terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito dāangosciaā¦
Soffro la pena di colui che sa
la sua tristezza vana e senza mete;
lāacqua tessuta dallāimmensitĆ
chiude il mio sogno come in una rete,
e non so quali voci esili inquiete
sorgano dalla mia perplessitĆ .
āLa tua perplessitĆ mediti lāale
verso meta più vasta e più remota!
Ć tempo che una fede alta ti scuota,
ti levi sopra te, nellāIdeale!
Guarda gli amici. Ognun palpita quale
demagogo, credente, patriotaā¦
Guarda gli amici. Ognuno giĆ ripose
la varia fede nelle varie scuole.
Tu non credi e sogghigni. Or quali cose
darai per meta allāanima che duole?
La Patria? Dio? lāUmanitĆ ? Parole
che i retori tāhan fatto nauseose!ā¦
Lotte brutali dāappetiti avversi
dove lāanima putre e non sāappagaā¦
Chiedi al responso dellāantica maga
la sola veritĆ buona a sapersi;
la Natura! Poter chiudere in versi
i misteri che svela a chi lāindaga!ā
Ah! La Natura non ĆØ sorda e muta;
se interrogo il lichĆØne ed il macigno
essa parla del suo fine benignoā¦
Nata di sƩ medesima, assoluta,
unica veritĆ non convenuta,
dinanzi a lei sāarresta il mio sogghigno.
Essa conforta di speranze buone
la giovinezza mia squallida e sola;
e lāachenio del cardo che sāinvola,
la selce, lāorbettino, il macaone,
sono tutti per me come personae,
hanno tutti per me qualche parolaā¦
Il cuore che ascoltò, più non sāacqueta
in visĆÆoni pallide fugaci,
per altre fonti va, per altra metaā¦
O mia Musa dolcissima che taci
allo stridƬo dei facili seguaci,
con altra voce tornerò poeta!
La quiete dopo la tempesta
(Giacomo Leopardi)
Passata ĆØ la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe lĆ da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
Lāartigiano a mirar lāumido cielo,
Con lāopra in man, cantando,
Fassi in su lāuscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dellāacqua
Della novella piova;
E lāerbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
SƬ dolce, sƬ gradita
QuandāĆØ, comāor, la vita?
Quando con tanto amore
Lāuomo aā suoi studi intende?
O torna allāopre? o cosa nova imprende?
Quando deā mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio dāaffanno;
Gioia vana, chāĆØ frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
SudĆ r le genti e palpitĆ r, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
Eā diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce dāaffanno, ĆØ gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
Dāalcun dolor: beata
Se te dāogni dolor morte risana.
I gatti lo sapranno
(Cesare Pavese)
Ancora cadrĆ la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e lāalba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole ā
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
lāalba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piĆŗ non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nellāalba,
viso di primavera.
Ascoltavo la pioggia
(Alda Merini)
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
Lāinfinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava lāoceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.
GiĆ la pioggia ĆØ con noi
(Salvatore Quasimodo)
GiĆ la pioggia ĆØ con noi,
scuote lāaria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno ĆØ bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere dāimprovviso un giorno.
Giorno di pioggia
(Henry Wadsworth Longfellow)
La giornata ĆØ fredda, e scura, e cupa
Piove, e il vento non ĆØ mai stanco
La vite si aggrappa ancora al muro in rovina,
Ma ad ogni raffica le foglie morte cadono,
E i giorni sono scuri e cupi.
La mia vita ĆØ fredda e scura e cupa;
Piove, e il vento non ĆØ mai stanco;
I miei pensieri si aggrappano ancora al passato in rovina,
Ma le speranze della gioventù cadono fitte nellāesplosione,
E i giorni sono scuri e cupi.
Fermati, cuore triste! E smettila di lamentarti;
Dietro le nuvole il sole sta ancora splendendo
Il tuo destino ĆØ il destino comune di tutti
Nella vita di ognuno di noi deve cadere un poā di pioggia.
Alcuni giorni devono essere scuri e cupi.
Sulla strada bagnata di pioggia
(Peppino Impastato)
Sulla strada bagnata di pioggia
si riflette con grigio bagliore
la luce di una lampada stanca:
e tuttāintorno ĆØ silenzio.
Alla pioggia
(Edmondo De Amicis)
Scendi a torrenti, giù, pioggia feconda.
Riga il ciel de le tua fila infinite,
Ravviva i germi, suscita le vite
Nel seno de la terra sitibonda!
Scroscia ne la cittĆ negra ed immonda,
Gorgoglia ne le piazze inaridite,
Lava i sobborghi, spazza la mefite,
Corri, schizza, ringorga, inaffia, inonda!
Vedi, tutto si scote e si ridesta
Sotto ai sonanti sprazzi cristallini,
Tutto sgocciola, tremola e fa festa,
E dai vetri tāapplaudono i bambini
E i fiori verso te levan la testa
E le donne ti mostrano i piedini.
Da leggere il mattino e la sera
(Bertolt Brecht)
Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me
Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere.
La quiete dopo la tempesta
(Giacomo Leopardi)
Passata ĆØ la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe lĆ da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
Lāartigiano a mirar lāumido cielo,
Con lāopra in man, cantando,
Fassi in su lāuscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dellāacqua
Della novella piova;
E lāerbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
SƬ dolce, sƬ gradita
QuandāĆØ, comāor, la vita?
Quando con tanto amore
Lāuomo aā suoi studi intende?
O torna allāopre? o cosa nova imprende?
Quando deā mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio dāaffanno;
Gioia vana, chāĆØ frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
SudĆ r le genti e palpitĆ r, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
Ć diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce dāaffanno, ĆØ gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
Dāalcun dolor: beata
Se te dāogni dolor morte risana.
Il cielo ĆØ di tutti
(Gianni Rodari)
Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo ĆØ di tutti gli occhi
di ogni occhio ĆØ il cielo intero.
Ć mio, quando lo guardo.
Ć del vecchio, del bambino,
del re, dellāortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non cāĆØ povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo ĆØ di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra ĆØ tutta a pezzetti.
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