Poesie sui Cani: le 15 più Belle ed Emozionanti

poesie sui cani

Con questa raccolta di poesie, scopriamo insieme quali sono le più belle, emozionanti ed affettuose Poesie sui Cani. Pensieri e dediche cariche di significato e buoni sentimenti, rivolte al migliore amico dell’uomo per eccellenza. Tante dolcissime poesie da dedicare al vostro o ai vostri cuccioli preferiti!

I cani sono animali eccezionali, incapaci di malizia, inganni o truffe. Sono esseri di puro cuore, che si danno a noi incondizionatamente. Spesso crediamo di essere noi a scegliere il perfetto cane destinato ad arricchire la nostra famiglia e a portare buonumore nella nostra casa, ma il più delle volte sono loro a sceglierci. I cani sanno valutare le persone, sono animali dotati di grande sensibilità. Sicuramente più di certe persone. Ecco 15 Poesie sui Cani:

Poesie sui Cani

Carezze al cane
(Paolo Buzzi)

Cane, bontà degli uomini perduta,
o fedeltà di tanti falsi amici,
il mio cuore ti pensa e ti saluta!
Questa vita di tedï e malefici
te la dirò dentr’un’orecchia, o cane,
che i miei segreti ascolti e non li dici.
Le pupille tue fonde e più che umane,
san la mia dolce illusïon caduta.
E la tua testa è calda come un pane…

Il cane sordo
(Antonia Pozzi)

Sordo per il gran vento
che nel castello vola e grida
è divenuto il cane.
Sopra gli spalti – in lago
protesi – corre,
senza sussulti:
né il muschio sulle pietre
a grande altezza lo insidia,
né un tegolo rimosso.
Tanto chiusa e intera
è in lui la forza
da che non ha nome
più per nessuno
e va per una sua
segreta linea
libero.

Questione di pelle
(Trilussa)

– Che cane buffo! E dove l’ hai trovato? –
Er vecchio me rispose: – é brutto assai,
ma nun me lascia mai: s é affezzionato.
L’unica compagnia che m’é rimasta,
fra tanti amichi, é ‘sto lupetto nero:
nun é de razza, é vero,
ma m’é fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l’azzioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.

A cuscienza
(Totò)

Tengo nu cane e caccia
bello assaje,
fedele sulo a me
comm’ a tutt’ ‘e cani.
Ma nu difetto ‘o tene mberità
quann’ i auciello sparo,
me guarda cunfuso
e nun ‘o và piglià.
Stu fatto è poco chiaro,
“Ma sì o nun sì nu cane e caccia?
ca ‘e sorde ca me cuoste
putisse pure tenè nu poco e cuscienza!”.
“Nu me fà ridere”
rispunnette ‘o cane,
ca pe nu momento
chi sà comme parlaje.
“Tu me parli e cuscienza,
ma saje ‘o signifecato e sta parola?
già nun ‘o può sapè! Tu l’aje perza
quanno aje accattato stu ribbotto.”

Oh nella notte il cane
(Sandro Penna)

Oh nella notte il cane
che abbaia di lontano.
Di giorno è solo il cane
che ti lecca la mano.

Er gatto, er cane
(Trilussa)

Un gatto soriano diceva a un barbone:
– Nun porto rispetto nemmanco ar padrone,
perché a l’occasione je graffio la mano;
Ma tu che lo lecchi te becchi le botte:
te mena, te sfotte, te mette in catena
cor muso rinchiuso e un cerchio col bollo
sull’osso del collo.
Seconno la moda te taja li ricci
te spunta la coda… che belli capricci!
Io guarda… so’ un gatto, so’ un ladro, lo dico:
ma a me nun s’azzarda de famme ste cose… –
Er cane rispose:
– Ma io je so’ amico! –

Buongiorno, cani, ciao
(Dino Buzzati)

Buongiorno, cani, ciao
cagnolini cagnolini cagnazzi
misterioso dono della natura
a noi carogne. Perché?
Incantevoli compagni di viaggio
che ci fissate negli occhi
con esagerata.
Belli come boschi come il vento
girano su e giù per la casa
come fiumi come rupi
come nuvole innamorate.
Belli quando ronfate
fate bave spazzate immondizie.
Egoisti, sporchi, noiosi
rompiscatole, puzzolenti, ingordi,
sudicioni, petulanti, tangheri,
Dio vi benedica.

Il cane notturno
(Giovanni Pascoli)

Nell’alta notte sento tra i queruli
trilli di grilli, sento tra il murmure
piovoso del Serchio che in piena
trascorre nell’ombra serena,
là nell’oscura valle dov’errano
sole, da niuno viste, le lucciole,
sonare da fratte lontane
velato il latrato d’un cane.
Chi là, passando tardo per tacite
strade, fra nere siepi di bussolo,
con l’eco dei passi, in un’aia
destava quel cane, che abbaia?
Parte? ritorna? Lagrima? dubita?
ha in cuor parole chiuse che batton
col suono d’alterno oriuolo?
ha un’ombra, ch’è sola con solo?
Va! Va! gli dice la voce vigile
sonando irosa di tra le tenebre.
Traspare dagli alberi folti
la casa, che sembra che ascolti…
come tra il sonno, chiuse le palpebre
sue grandi… L’uomo dorme, ed un memore
suo braccio, sul letto di foglie,
sta presso la florida moglie.
E dorme nella zana di vetrici
la bimba, e gli altri piccoli dormono.
S’inseguono al buio con ali
di mosche i loro aliti uguali.
Uguali uguali, passano tornano
con ronzìo lieve, dentro le tenebre
cercandosi: e l’anime ancora,
si cercano, sino all’aurora,
per le ignorate lunghe viottole
del sonno; e al fine si ricongiungono;
e scoppia sul fare del giorno
l’allegro vocìo del ritorno.

Epitaffio per un cane
(George Gordon Byron)

In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la bellezza
ma non la vanità,
la forza ma non l’arroganza,
il coraggio ma non la ferocia.
E tutte le virtù dell’uomo
senza i suoi vizi.
Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
sulle ceneri di un uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla memoria di
“Boatswain” , un cane che naque in Terranova
nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.
Quando un fiero figlio dell’uomo
al seno della terra fa ritorno,
sconosciuto alla gloria, ma sorretto
da nobili natali,
lo scultore si prodiga a mostrare
il simulacro vuoto del dolore,
e urne istoriate ci rammentano
l’uomo che giace lì sepolto;
e quando ogni cosa si è compiuta
sul sepolcro noi potremo leggere
non chi fu quell’uomo,
ma chi doveva essere.
Ma il misero cane, l’amico più caro in vita,
che per primo saluta
e che difende ultimo,
che lotta, respira,
vive e fatica per lui solo,
cade senza onori;
e solo col silenzio
è premiato il suo valore;
e l’anima che fu sua su questa terra
gli vien negata in cielo;
mentre l’uomo, insetto vano,
spera il perdono, e per sé solo
pretende un paradiso intero.
O uomo! flebile inquilino della terra per un’ora,
abietto in servitù, corrotto dal potere,
ti fugge con disgusto chi ti conosce bene,
o vile massa di polvere animata!
L’amore in te è lussuria, l’amicizia truffa,
la parola inganno, il sorriso menzogna!
Vile per natura, nobile sol di nome,
ogni animale ti mette alla vergogna.
O tu, che per caso guardi quest’umile sepolcro,
passa e va’ : non è in onore
di creatura degna del tuo pianto.
Esso fu innalzato per segnare
il luogo ove tutto quel che di un amico resta
riposa in pace;
un sol ne conobbi: e qui si giace.

Dick
(Totò)

Tengo ‘nu cane ch’è fenomenale,
se chiama “Dick”, ‘o voglio bene assaie.
Si perdere l’avesse? Nun sia maie!
Per me sarebbe un lutto nazionale.
Ll ‘aggio crisciuto comm’a ‘nu guaglione,
cu zucchero, biscotte e papparelle;
ll’aggio tirato su cu ‘e mmullechelle
e ll’aggio dato buona educazione.
Gnorsì, mo è gruosso. È quase giuvinotto.
Capisce tutto… Ile manca ‘a parola.
è cane ‘e razza, tene bbona scola,
è lupo alsaziano, è polizziotto.
Chello ca mo ve conto è molto bello.
In casa ha stabilito ‘a gerarchia.
Vo’ bene ‘a mamma ch’è ‘a signora mia,
e a figliemo isso ‘o tratta da fratello.
‘E me se penza ca lle songo ‘o pate:
si ‘o guardo dinto a ll’uocchiemme capisce,
appizza ‘e rrecchie, corre, m’ubbidisce,
e pe’ fa’ ‘e pressa torna senza fiato.

Qui giacciono i miei cani
(Gabriele D’Annunzio)

Qui giacciono i miei cani
Qui giacciono i miei cani
gli inutili miei cani,
stupidi ed impudichi,
novi sempre et antichi,
fedeli et infedeli
all’Ozio lor signore,
non a me uom da nulla.
Rosicchiano sotterra
nel buio senza fine
rodon gli ossi i lor ossi,
non cessano di rodere i lor ossi
vuotati di medulla
et io potrei farne
la fistola di Pan
come di sette canne
i’ potrei senza cera e senza lino
farne il flauto di Pan
se Pan è il tutto e
se la morte è il tutto.
Ogni uomo nella culla
succia e sbava il suo dito,
ogni uomo seppellito
è il cane del suo nulla.

Ode al cane
(Pablo Neruda)

Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so, non posso dir nulla.
In campo aperto andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
È la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio lì mi chiese
con i suoi due occhi,
perché è giorno, perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.
E così m’interroga
il cane
e io non rispondo.
Andiamo
uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall’incitante solitudine
vuota nella quale solo noi
esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perché non esiste l’uccello nascosto,
né il fiore segreto,
ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi
un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo
trasformata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.

Il povero cane
(Gianni Rodari)

Se andrete a Firenze
vedrete certamente
quel povero ane
di cui parla la gente.
È un cane senza testa,
povera bestia.
Davvero non si sa
ad abbaiare come fa.
La testa, si dice,
gliel’hanno mangiata…
(La “c” per i fiorentini
è pietanza prelibata).
Ma lui non si lamenta,
è un caro cucciolone,
scodinzola e fa festa
a tutte le persone.
Come mangia? Signori,
non stiamo ad indagare:
ci sono tante maniere
di tirare a campare.
Vivere senza testa
non è il peggior dei guai:
tanta gente ce l’ha,
ma non l’adopera mai!

Voce di cane
(Anonimo)

Ti scrivo uomo, per ricordarti che molti di noi 
vagano assetati ed affamati 
con le zampe sanguinanti per il troppo cammino 
che fanno alla ricerca di chi 
li ha abbandonati. 
Finché una macchina non li falcia 
o qualche mano crudele non li cattura 
Ti siamo amici da millenni. 
Pronti a guidarti se i tuoi occhi non vedono. 
A scavarti nella neve o nelle macerie se rimani sepolto. 
A lottare ed a morire al posto del collega poliziotto 
nella lotta contro la violenza. 
A difendere la tua casa e le tue cose. 
Capace di sciogliere i sentimenti 
se il tuo cuore cade nell’aridità’. 
A colmare il vuoto della tua solitudine 
ed a morire di dolore sulla tua tomba. 
Fermati un attimo,uomo, 
a riflettere sul male che fai anche a te stesso 
attraverso il male che fai agli altri 
e cerca di ravvederti, 
prima che sia troppo tardi per tutti. 
Se lo vorrai ci riuscirai. 
Parola di cane.

Ti piangerò
(Luciano Somma)

Amico a quattro zampe
Nei tuoi occhi
Vedo lampi di gioia spesso alternati
A qualche ombra di malinconia
Nel tuo abbaiare
Cerco di capire
Ciò che vorresti dire
E ti comprendo quasi sempre, sai,
Come tu mi capisci e mi vuoi bene.
Se Dio però ti ha tolto la parola
Ti ha dato per compenso il grande dono
L’unico e immenso della fedeltà.
Troppo brevi i tuoi anni
Rispetto ai miei, ma li viviamo intensi
con l’amore di chi sa di trovare
nello sguardo dell’altro comprensione
quella che forse può chiamarsi amore.
Se tu dovessi andartene
In quel cammino ignoto
Forse sospeso tra la terra e il cielo
Molto prima di me
Sappi che io
Anche se metterò su questo viso
La maschera di chi vuol fare il duro
Per nascondere agli altri il mio dolore
Ti piangerò puoi esserne sicuro.

Abbandono
(Marina Vella)

In un angolo di buio
vidi quel musetto
cercare tra le macchine
il suo padrone perduto
“Chi è l’uomo?
Chi è la bestia?”
uno slogan ripetuto
come tamburo in mente.
Dignitoso e silente
il cagnolino guardava
oltre il mio insistente
fissare “lui” per strada…
…e come ogni altra creatura
amata e abbandonata
ritto sulle zampe
aspettava e cercava…
…Finché ogni rumore
scemò completamente
e il suo musetto triste
si addormentò col niente…

Pensieri sui Cani

(Pablo Neruda)

Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.

Le 10 Preghiere del Cane

1) La mia vita dura circa 10-15 anni al massimo, ogni volta che mi separo da te per me è una sofferenza. Pensaci prima di adottarmi! 

2) Sii paziente con me, dammi il tempo di capire cosa vuoi che faccia, la maggioranza delle persone capisce soltanto una lingua, mentre da me si pretende che io ne capisca 2: quella canina e quella umana. 

3) Fidati di me perché tu sei la mia unica ragione di vita. 

4) Non restare arrabbiata/o con me a lungo: tu hai il tuo lavoro, i tuoi amici, i tuoi divertimenti, ma io ho soltanto te. 

5) Parla con me. Anche se io non capisco le tue parole, mi piace ascoltarti e riconoscerei tra mille la tua voce! 

6) Sappi che comunque mi tratti, ti perdonerò sempre, ma non potrò mai dimenticare e quel che mi fai mi segnerà per sempre.

7) Prima di picchiarmi, ricordati che anche se io potrei difendermi, non sceglierei mai di morderti. 

8) Prima di sgridarmi perché sono testardo, stanco, o svogliato, chiediti se c’è qualcosa che non va, forse il cibo che mi dai non mi fa bene, oppure sono rimasto per troppo tempo al sole o il mio cuore si sta indebolendo o sta invecchiando. 

9) Per favore prenditi cura di me quando sarò vecchio, anche tu invecchierai e avrai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te e che non ti abbandoni. 

10) Quando arriverà il giorno del mio ultimo viaggio, per favore, resta accanto a me. Non dire che non puoi sopportare di vedermi morire, non lasciare che io affronti quel terribile momento da solo. Se sarai al mio fianco sarà più facile per me lasciarti, perché saprò che mi vuoi bene e che stai facendo quel che è più giusto per me.
 

Testamento di un Cane

Amico mio, la mia eredità non è fatta di beni materiali, ma resteranno tuoi per sempre l’allegria, la gioia di vivere, il rispetto che spero di averti insegnato in tanti anni di vita in comune. 
Se sono riuscito a spiegarti cos’è l’amore di un cane e tu sarai capace di regalare un amore che gli assomigli anche solo un po’ – a qualsiasi essere vivente, uomo o animale che sia – spero di averti lasciato un bene inestimabile e scodinzolerò felice tra le nuvole. 
Una raccomandazione: non provare a dimenticarmi, non ci riusciresti… e non dire: “Basta animali, ho sofferto troppo”; se lo dicessi, vorrebbe dire che non ti ho lasciato nulla. 
Se ti ho insegnato l’amore dimostramelo, offrendolo ad un altro animale: ti darà anche lui tenerezza, allegria ed ancora amore. 
E alla fine ti lascerà un testamento come questo. Così senza accorgertene, continuerai ad imparare e crescere, ed un giorno ci ritroveremo tutti insieme in un unico paradiso, perché non c’è un Paradiso per gli uomini ed un Paradiso per gli animali, ce n’è uno solo per tutti quelli che hanno imparato ad amare.