La morte ci fa paura, ma ci fa anche sperare nella vita. L’idea che ci sia una fine ci spinge a vivere le nostre giornate più intensamente, ad amare, a fare esperienze. La morte ĆØ un tema molto sentito, protagonista di quadri, sculture, canzoni, romanzi, e anche poesie. Ci accomuna tutti.
Affrontiamo questo tema da vari punti di vista, la morte come fatalitĆ , il dolore per la morte di una persona cara, la paura della morte, ma anche la vita come risposta alla morte stessa.Ā Ecco 30 poesie sulla morte.
Poesie sulla Morte
āA livella
(Totò)
Ognāanno, il due novembre, cāĆØ lāusanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno llāadda faā chesta crianza; ognuno adda tenĆ© chistu penziero. Ognāanno puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anchāio ci vado, e con i fiori adorno il loculo marmoreo āe ziā Vicenza Stāanno māĆØ capitata ānāavventura⦠dopo di aver compiuto il triste omaggio (Madonna), si ce penzo, che paura! ma poā facette unāanema āe curaggio. āO fatto ĆØ chisto, statemi a sentire: sāavvicinava llāora dā āa chiusura: io, tomo tomo, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura.
āQui dorme in pace il nobile marchese signore di Rovigo e di Belluno ardimentoso eroe di mille imprese morto l’11 maggio del ’31” āO stemma cu āa curona āncoppa a tutto⦠sotto āna croce fatta āe lampadine; tre mazze āe rose cu āna lista āe lutto: cannele, cannelotte e sei lumine. Proprio azzeccata āa tomba āe stu signore nce steva nāata tomba piccerella abbandunata, senza manco un fiore; peā segno, solamente āna crucella.
E ncoppa āa croce appena si liggeva: āEsposito Gennaro Netturbinoā. Guardannola, che ppena me faceva stu muorto senza manco nu lumino! Questa ĆØ la vita! āNcapo a me penzavo⦠chi ha avuto tanto e chi nun ave niente! Stu povero maronna sāaspettava ca pure allāatu munno era pezzente? Mentre fantasticavo stu penziero, sāera ggiĆ fatta quase mezanotte, e iā rummanette āchiuso priggiuniero, muorto āe paura⦠nnanze āe cannelotte. Tutto a ānu tratto, che veco āa luntano?
Ddoje ombre avvicenarse āa parte mia⦠Penzaje; stu fatto a me mme pare strano⦠Stongo scetato ⦠dormo, o ĆØ fantasia? Ate cheā fantasia; era āo Marchese: cā āo tubbo, āa caramella e cā āo pastrano; chillāato appriessoā a isso un brutto arnese: tutto fetente e cu āna scopa mmano. E chillo certamente ĆØ don Gennaro⦠āo muorto puveriello⦠āo scupatore. āIntā a stu fatto iā nun ce veco chiaro: soā muorte e se retireno a chestāora? Putevano stĆ āa me quase ānu palmo, quando āo Marchese se fermaje āe botto, sāavota e, tomo tomo⦠calmo calmo, dicette a don Gennaro: āGiovanotto! Da voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono un blasonato?! La casta e casta e va, si, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, si, inumata; ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa dāuopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra genteā. āSignor Marchese, nun ĆØ colpa mia, iā nun vāavesse fatto chistu tuorto; mia moglie b stata a ffaā sta fessaria, iā che putevo faā si ero muortoā? Si fosse vivo ve farrie cuntento, pigliasse āa casciulella cu āe qquattāosse, e proprio mo, obbjā⦠āndāa stu mumento mme ne trasesse dinto a nāata fossa.ā āE cosa aspetti, oh turpe macreato, che 1āira mia raggiunga 1āeccedenza?
Se io non fossi stato un titolato avrei gih dato piglio alla violenza!ā āFamne vedé⦠piglia sta violenza⦠āA veritĆ , MarchĆ©ā, mme soā scucciato āe te senti; e si perdo āa pacienza, mme scordo ca soā muorto e soā mazzate!⦠Ma chi te cride dāessere⦠nu ddio? CcĆ dinto, āo vvuò capƬ, ca simmo eguale?⦠⦠Morto siā tu e muorto soā purāio; ognuno comme a ānāato ĆØ tale e qquale.ā āLurido porco!⦠Come ti permetti paragonarti a me chāebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?ā āTu quaā Natale ⦠Pasca e Ppifania!! f Tā āo vvuoā mettere āncapo⦠āintā āa cervella che staje malato ancora āe fantasia?ā¦
āA morte āo ssaje chedāeāā¦. e una livella. āNu rre, ānu maggistrato, ānu grandāommo, trasenno stu canciello ha fattā āo punto cāha perzo tutto, āa vita e pure āo nomme tu nun tāhe fatto ancora chistu cunto? Perciò, stamme a ssenti⦠nun faā āo restivo, suppuorteme vicino ā che te āmporta? Sti ppagliacciate āe ffanno sulo āe vive: nuje simmo serie⦠appartenimmo Ć¢ morte!ā
Lo stormo bianco
(Anna Achmatova)
Non so se sei vivo
o sei perduto per sempre,
se posso ancora cercarti nel mondo
o ti debbo piangere mestamente
come morto nei pensieri della sera.
Ti ho dato tutto: la quotidiana preghiera
e la struggente febbre dell’insonnia,
lo stormo bianco dei miei versi
e l’azzurro incendio degli occhi.
Nessuno mi è stato più intimo di te,
nessuno mi ha reso più triste,
nemmeno chi mi ha tradita fino al tormento,
nemmeno chi mi ha lusingata e poi dimenticata.
Non andartene docile in quella buona notte
(Dylan Thomas)
Non andartene docile in quella buona notte, i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno; infuria, infuria, contro il morire della luce. BenchĆ© i saggi conoscano alla fine che la tenebra ĆØ giusta perchĆ© dalle loro parole non diramarono fulmini non se ne vanno docili in quella buona notte. I probi, con lāultima onda, gridando quanto splendide le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia, sāinfuriano, sāinfuriano contro il morire della luce. Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono, troppo tardi imparando dāaverne afflitto il cammino, non se ne vanno docili in quella buona notte. Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire, sāinfuriano, sāinfuriano contro il morire della luce. E tu, padre mio, lĆ sulla triste altura maledicimi, benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego. Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce.
La Morte
(Kahlil Gibran)
Ora vorremmo chiederti della Morte. E lui disse: Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita? Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce. Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita, poichĆ© la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare. Nella profonditĆ dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che ĆØ oltre la vita; e come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Confidate nei sogni, poichĆ© in essi si cela la porta dellāeternitĆ . La vostra paura della morte non ĆØ che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore. In questo suo fremere, il pastore non ĆØ forse pieno di gioia poichĆ© porterĆ lāimpronta regale? E tuttavia non ĆØ forse maggiormente assillato dal suo tremito? Che cosāĆØ morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole? E che cosāĆØ emettere lāestremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, cosƬ che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare. E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire. E quando la terra esigerĆ il vostro corpo, allora danzerete realmente.
La morte non ĆØ una luce che si spegne
(Rabindranath Tagore)
La morte non ĆØ una luce che si spegne.
Ć mettere fuori la lampada perchĆ© ĆØ arrivata lāalba.
Morte, non essere troppo orgogliosa
(Johnn Donne)
Morte, non essere troppo orgogliosa, se anche qualcuno ti chiama terribile e possente tu non lo sei affatto: perchĆ© quelli che pensi di travolgere in realtĆ non muoiono, povera morte, nĆ© puoi uccidere me. Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini, deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da te, con cui proprio i nostri migliori se ne vanno, per primi, tu che riposi le loro ossa e ne liberi lāanima. Schiava del caso e del destino, di re e disperati, tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermitĆ , lāoppio e lāincanto ci fanno dormire ugualmente, e molto meglio del colpo che ci sferri. PerchĆ© tanta superbia? PerchĆ© tanta superbia? Trascorso un breve sonno, eternamente, resteremo svegli, e la morte non sarĆ più, sarai tu a morire.
Amore mio, se muoio e tu non muori
(Pablo Neruda)
Amore mio, se muoio e tu non muori,
amore mio, se muori e io non muoio,
non concediamo ulteriore spazio al dolore:
non cāĆØ immensitĆ che valga quanto abbiamo vissuto.
Polvere nel frumento, sabbia tra le sabbie,
il tempo, lāacqua errante, il vento vago,
ci ha trasportato come grano navigante.
Avremmo potuto non incontrarci nel tempo.
Questa prateria in cui ci siamo trovati,
oh piccolo infinito! la rendiamo.
Ma questo amore, amore, non ĆØ finito,
e cosƬ come non ebbe nascita,
non ha morte, ĆØ come un lungo fiume,
cambia solo di terra e labbra.
La Collina
(Edgar Lee Masters)
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, lāabulico, lāatletico, il buffone, lāubriacone, il rissoso? Tutti, tutti, dormono sulla collina. Uno trapassò in una febbre, uno fu arso in miniera, uno fu ucciso in rissa, uno morƬ in prigione, uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari, tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina. Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie, la tenera, la semplice, la vociona, lāorgogliosa, la felicie? Tutte, tutte, dormono sulla collina. Una morƬ di un parto illecito, una di amore contrastato, una sotto le mani di un bruto in un bordello, una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale, una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi, ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag, tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina. Dove sono zio Isaac e la zia Emily, e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton, e il maggiore Walker che aveva conosciuto uomini venerabili della Rivoluzione? Tutti, tutti, dormono sulla collina. Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra, e figlie infrante dalla vita, e i loro bimbi orfani, piangenti, tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina. DovāĆØ quel vecchio suonatore Jones che giocò con la vita per tutti i novantāanni, fronteggiando il nevischio a petto nudo, bevendo, facendo chiasso, non pensando nĆ© a moglie nĆ© a parenti, nĆ© al denaro, nĆ© allāamore, nĆ© al cielo? Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa, delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary, di ciò che Abe Lincoln disse una volta a Springfield.
La tartaruga
(Trilussa)
Mentre una notte se nāannava a spasso, la vecchia tartaruga fece er passo più lungo de la gamba e cascò giù cò la casa vortata sottoinsù. Un rospo je strillò: āScema che sei! Queste sò scappatelle che costeno la pelleā¦ā
ālo sòā rispose lei āma prima de morƬ, vedo le stelleā.
Quando seguo l’ora
(William Shakespeare)
Quando seguo l’ora che batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte,
quando scorgo la viola ormai priva di vita
e riccioli neri striati di bianco,
quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi
che un dƬ protessero il gregge dal caldo
e l’erbe d’estate imprigionate in covoni
portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi,
allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m’assale
che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo,
perchƩ grazie e bellezze si staccan dalla vita
e muoiono al rifiorir di altre primavere:
e nulla potrĆ salvarsi dalla lama del Tempo
se non un figlio che lo sfidi quand’ei ti falcerĆ .
Annabel Lee
(Edgar Allan Poe)
Molti e molti anni or sono, in un regno vicino al mare, viveva una fanciulla che potete chiamare col nome di Annabel Lee; aveva quella fanciulla un solo pensiero: amare ed essere amata da me. Io fanciullo, e lei fanciulla, in quel regno vicino al mare: ma ci amavamo dāamore chāera altro che amore, io e la mia Annabel Lee; di tanto amore i serafini alati del cielo invidiavano lei e me. E proprio per questo, molto molto tempo fa, in quel regno vicino al mare, uscƬ un gran vento da una nuvola e raggelò la mia bella Annabel Lee; e cosƬ giunsero i nobili suoi genitori e la portarono lontano da me, per chiuderla dentro una tomba in quel regno vicino al mare. Gli angeli, molto meno felici di noi, in cielo, invidiavano lei e me: e fu proprio per questo (come sanno tutti in quel regno vicino al mare), che, di notte, un gran vento uscƬ dalle nubi, raggelò e uccise la mia Annabel Lee. Ma il nostro amore era molto, molto più saldo dellāamore dei più vecchi di noi (e di molti di noi assai più saggi): nĆ© gli angeli, in cielo, lassù, nĆ© i demoni, lĆ sotto, in fondo al mare mai potranno separare la mia anima dallāanima di Annabel Lee. Mai, infatti, la luna risplende chāio non sogni la bella Annabel Lee: nĆ© mai sorgono le stelle chāio non veda splendere gli occhi della bella Annabel Lee, e cosƬ, per tutta la notte, giaccio a fianco del mio amore: il mio amore, la mia vita, la mia sposa, nella sua tomba, lĆ vicino al mare, nel suo sepolcro, sulla sponda del mare.
Della morte
(Nazim Hikmet)
Entrate, amici miei, accomodatevi siate i benvenuti mi date molta gioia. Lo so, siete entrati per la finestra della mia cella mentre dormivo. Non avete rovesciato la brocca nƩ la scatola rossa delle medicine. I visi nella luce delle stelle state mano in mano al mio capezzale.
ComāĆØ strano vi credevo morti e siccome non credo nĆ© in Dio nĆ© allāaldilĆ
mi rammaricavo di non aver potuto offrirvi ancora un pizzico di tabacco. ComāĆØ strano vi credevo morti e voi siete venuti per la finestra della mia cella entrate, amici miei, sedetevi siate i benvenuti mi date molta gioia.
Hascìm, figlio di Osmà n, perché mi guardi a quel modo? Hascìm figlio di Osmà n è strano non eri morto, fratello, a Istanbul, nel porto caricando il carbone su una nave straniera? Eri caduto col secchio in fondo alla stiva la gru ti ha tirato su e prima di andare a riposare definitivamente il tuo sangue rosso aveva lavato la tua testa nera. Chi sa quanto avevi sofferto. Non restate in piedi, sedetevi. Vi credevo morti. Siete entrati per la finestra della mia cella i visi nella luce delle stelle siate i benvenuti mi date molta gioia.
Yakùp, del villaggio di Kayalar, salve, caro compagno, non eri morto anche tu? Non eri andato nel cimitero senzāalberi lasciando ai tuoi bambini la malaria e la fame? Faceva terribilmente caldo, quel giorno e allora, non eri morto? E tu, Ahmet GemƬl, lo scrittore? Ho visto coi miei occhi la tua bara scendere nella fossa. Credo anche di ricordarmi che la tua bara fosse un poā corta per la tua statura. Lascia stare, GemƬl vedo che ce lāhai sempre, la vecchia abitudine ma ĆØ una bottiglia di medicina, non di rakƬ.
Ne bevevi tanto per poter guadagnare cinquanta piastre al giorno e dimenticare il mondo nella tua solitudine. Vi credevo morti, amici miei state al mio capezzale la mano in mano, sedete, amici miei, accomodatevi. Benvenuti, mi date molta gioia. La morte è giusta, dice un poeta persiano, ha la stessa maestà colpendo il povero e lo scià . Hascìm, perché ti stupisci? Non hai mai sentito parlare di uno scià morto in una stiva con un secchio di carbone?La morte è giusta, dice un poeta persiano.
Yakùp mi piaci quando ridi, caro compagno non ti ho mai visto ridere cosƬ quando eri vivoā¦Ma lasciatemi finire la morte ĆØ giusta dice un poeta persiano⦠Lascia quella bottiglia, Ahmer GemƬl, non tāarrabbiare, so quel che vuol dire affinchĆ© la morte sia giusta bisogna che la vita sia giusta. Il poeta persiano⦠Amici miei, perchĆ© mi lasciate solo? Dove andate?
La morte ĆØ la curva della strada
(Fernando Pessoa)
La morte ĆØ la curva della strada, morire ĆØ solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra ĆØ fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno sāĆØ smarrito. Tutto ĆØ veritĆ e passaggio.
VerrĆ la morte e avrĆ i tuoi occhi
(Cesare Pavese)
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti.
Una dei tanti
(Rebecca Becky)
Sto’ solo morendo
ma che importa,
in questo momento
sono in tanti a morire,
sono una tra i tanti.
Non faccio rumore io,
non faccio scalpore.
Sono una dei tanti.
Adesso a morire.
Non piangere sulla mia tomba
(Canto degli indiani Navajo)
Non piangere sulla mia tomba
Non sono qui.
Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano;
Sono lo scintillio del diamante sulla neve
Sono il sole che brilla sul grano maturo
Sono la pioggia lieve dāautunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina.
Sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio
Sono la tenera stella che brilla nella notte
Non piangere sulla mia tomba Io non sono lƬ.
Chi ĆØ amato non conosce morte
(Emily Dickinson)
Chi ĆØ amato non conosce morte, perchĆ© lāamore ĆØ immortalitĆ , o meglio, ĆØ sostanza divina. Chi ama non conosce morte, perchĆ© lāamore fa rinascere la vita nella divinitĆ .
Il mistero della vita
(Rabindranath Tagore)
Il mistero della vita penetra nel mistero della morte,
il giorno chiassoso tace dinanzi al silenzio delle stelle.
Se dovessi morire
(Emily Dickinson)
Se io dovessi morire
E tu dovessi vivere
E il tempo gorgogliasse
E il mattino brillasse
E il mezzodƬ ardesse
ComāĆØ sempre accaduto
Se gli Uccelli costruissero di buonora
E le Api si dessero altrettanto da fare
Ci si potrebbe accomiatare a discrezione
Dalle imprese di quaggiù!
Ć dolce sapere che i titoli terranno
Quando noi con le Margherite giaceremo
Che il Commercio continuerĆ
E gli Affari voleranno vivaci
Rende la partenza tranquilla
E mantiene lāanima serena
Che gentiluomini cosƬ brillanti
Dirigano la piacevole scena!
Elogio alla morte
(Alda Merini)
Se la morte fosse un vivere quieto,
un bel lasciarsi andare,
unāacqua purissima e delicata
o deliberazione di un ventre,
io mi sarei giĆ uccisa.
Ma poiché la morte è muraglia,
dolore, ostinazione violenta,
io magicamente resisto.
Che tu mi copra di insulti,
di pedate, di baci, di abbandoni,
che tu mi lasci e poi ritorni senza un perchƩ
o senza variare di senso
nel largo delle mie ginocchia,
a me non importa perchƩ tu mi fai vivere,
perchƩ mi ripari da quel gorgo
di inaudita dolcezza,
da quel miele tumefatto e impreciso
che ĆØ la morte di ogni poeta.
PoichƩ non potevo fermarmi per la morte
(Emily Dickinson)
PoichƩ non potevo fermarm per la morte
Lei gentilmente si fermò per me
La carrozza non portava che noi due
E lāImmortalitĆ
Procedemmo lentamente non aveva fretta
Ed io avevo messo via il mio lavoro e il mio tempo libero anche,
Per la Sua Cortesia oltrepassammo la scuola, dove i bambini si battevano
Nellāintervallo in cerchio otrepassammo campi di grano che ci fissava
Oltrepassammo il sole calante
O piuttosto lui oltrepassò noi
La rugiada si posò rabbrividente e gelida
PerchƩ solo di garza, la mia veste
La mia stola solo tulle
Sostammo davanti a una casa che sembrava un rigonfiamento del terreno
Il tetto era a malapena visibile
Il Cornicione nel terreno da allora sono secoli
Eppure li avverto più brevi del giorno in cui da subito intuii
Che le teste dei cavalli andavano verso lāeternitĆ .
La morte non ĆØ niente
(Henry Scott Holland)
La morte non ĆØ niente. Non conta. Io me ne sono solo andato nella stanza accanto. Non ĆØ successo nulla. Tutto resta esattamente come era. Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto cosƬ bene insieme ĆØ immutata, intatta. Quello che eravamo prima lāuno per lāaltro lo siamo ancora. Chiamami con il vecchio nome familiare. Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, Non assumere unāaria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Sorridi, pensa a me e prega per me. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima. Pronuncialo senza la minima traccia dāombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. Ć la stessa di prima, CāĆØ una continuitĆ che non si spezza. CosāĆØ questa morte se non un incidente insignificante? PerchĆ© dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perchĆ© sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dallāaltra parte, proprio dietro lāangolo. Va tutto bene; nulla ĆØ perduto. Un breve istante e tutto sarĆ come prima. E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
Se durassimo in eterno
(Bertolt Brecht)
Se durassimo in eterno tutto cambierebbe,
dato che siamo mortali molto rimane come prima.
A se stesso
(Giacomo Leopardi)
Or poserai per sempre,
Stanco mio cor.
PerƬ lāinganno estremo,
Chāeterno io mi credei. PerƬ.
Ben sento, in noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio ĆØ spento.
Posa per sempre. Assai Palpitasti.
Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nĆØ di sospiri ĆØ degna La terra.
Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango ĆØ il mondo.
Tāacqueta omai. Dispera Lāultima volta.
Al gener nostro il fato
Non donò che il morire.
Omai disprezza te, la natura, il brutto poter che, ascoso, a comun danno impera,
E lāinfinita vanitĆ del tutto.
E la morte non avrà più dominio
(Dylan Thomas)
E la morte non avrà più dominio. I morti nudi saranno una cosa
Con lāuomo nel vento e la luna dāoccidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
BenchƩ ammattiscano saranno sani di mente,
BenchƩ sprofondino in mare risaliranno a galla,
BenchĆ© gli amanti si perdano lāamore sarĆ salvo;
E la morte non avrà più dominio. E la morte non avrà più dominio.
Sotto i meandri del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono,
Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;
Si spaccherĆ la fede in quelle mani
E lāunicorno del peccato li passerĆ da parte a parte;
Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;
E la morte non avrà più dominio. E la morte non avrà più dominio.
Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,
Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai più sfidare i colpi della pioggia;
Ma benchƩ matti e morti stecchiti,
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno al sole fino e che il sole precipiterĆ ,
E la morte non avrà più dominio.
Canzoniere
(Francesco Petrarca)
La vita fugge e non s’arresta un’ora,
e la morte vien dietro a gran giornate,
e le cose presenti e le passate
mi danno guerra e le future ancora;
e ‘l rimembrare e l’aspettar m’accora
or quinci or quindi, sƬ che ‘n veritate,
se non ch’io ho di me stesso pietate,
i’ sarei giĆ di questi pensier fora.
Tornami avanti s’alcun dolce mai
ebbe ‘l cor tristo, e poi l’altra parte
veggio al mio navigar turbati i venti;
veggio fortuna in porto, e stanco omai
il mio nocchier, e rotte arbore e sarte,
e i lumi bei, che mirar soglio, spenti.
Un aviatore irlandese prevede la sua morte
(Richard Yates)
Sento che troverò il mio fato
In un luogo tra le nuvole lassù;
Coloro chāio combatto io non odio,
Coloro chāio difendo io non amo;
Il mio paese ĆØ Kiltartan Cross,
E tnici compaesani i suoi pezzenti,
Non può alea nessuna menomarli
O rendere più lieti che in passato.
Non legge nĆ© dovere māimposero la guerra,
Non uomini politici, nƩ folle plaudenti,
Un impulso gioioso e solitario
Trasse a questo tumulto fra le nubi;
Ho soppesato tutto, valutato ogni cosa,
Gli anni avvenire parvero uno spreco di fiato,
Spreco di fiato gli anni del passato,
In bilico con questa vita, questa morte.
Credo
(Carlo Bramanti)
Credo che nessuno muoia
credo che lāanima in realtĆ
divenga unāombra
e al culmine del suo vagare
si adagi ai piedi
dāun fiore non visto.
Quei fiori gialli
di cui son piene
le campagne
quando fai ritorno a casa
e vorresti che lei
esistesse
Epitaffio a un cane
(George Gordon Byron)
In questo luogo giacciono i resti di una creatura che possedette la bellezza ma non la vanitĆ la forza ma non lāarroganza il coraggio ma non la ferocia E tutte le virtù dellāuomo senza i suoi Vizi. Questāelogio, che non sarebbe che vuota lusinga sulle ceneri di un uomo, ĆØ un omaggio affatto doveroso alla memoria di āBoatswainā, un Cane che nacque in terranova nel maggio del 1803 e morƬ a Newstead Abbey il 18 novembre 1808. Quando un fiero figlio dellāuomo al seno della terra fa ritorno, sconosciuto alla gloria, ma sorretto da nobili natali, lo scultore si prodiga a mostrare il simulacro vuoto del dolore, e urne istoriate ci rammentano lāuomo che giace lƬ sepolto; e quando ogni cosa si ĆØ compiuta sul sepolcro noi potremo leggere non chi fu quellāuomo, ma chi doveva essere. Ma il misero cane, lāamico più caro in vita, che per primo saluta e che difende ultimo, il cui bel cuore appartiene al suo padrone, che lotta, respira, vive e fatica per lui solo, cade senza onori; e solo col silenzio ĆØ premiato il suo valore; e lāanima che fu sua su questa terra gli vien negata in cielo; mentre lāuomo, insetto vano! spera il perdono,e per sĆ© solo pretende un paradiso intero. O uomo! flebile inquilino della terra per unāora, abietto in servitù, corrotto dal potere, ti fugge con disgusto chi ti conosce bene, o vile massa di polvere animata! Lāamore in te ĆØ lussuria, lāamicizia truffa, la parola inganno, il sorriso menzogna! Vile per natura, nobile sol di nome, ogni animale ti mette alla vergogna. O tu, che per caso guardi questāumile sepolcro, passa e vaā : non ĆØ in onore di creatura degna del tuo pianto. Esso fu innalzato per segnare il luogo ove tutto quel che di un amico resta riposa in pace; un sol ne conobbi: e qui si giace.
Solo la morte
(Pablo Neruda)
Vi sono cimiteri solitari,
tombe piene dāossa senza suono, se il cuore passa da una galleria buia,buia,buia,
come in un naufragio dentro di noi moriamo come annegando nel cuore come scivolando dalla pelle allāanima.
A volte vedo solo bare a vela salpare con pallidi defunti, con donne dalle trecce morte
con panettieri bianchi come angeli, con fanciulle assorte spose di notai,
bare che salgono il fiume verticale dei morti, il fiume livido
in su con le vele gonfiate dal suono verticale della morte.
La morte arriva a risuonare
come una scarpa senza piede, un vestito senza uomo,
riesce a bussare come un anello senza pietra nƩ dito,
riesce a gridare senza bocca, nƩ lingua, nƩ gola.
La morte sta sulle brande; sui materassi che affondano, sulle coltri nere
vive distesa, e allāimprovviso soffia: soffia un suono oscuro che gonfia le lenzuola;
e ci sono letti che navigano verso un porto dove sta in attesa vestita da ammiraglio.
Potrebbe interessarti:
- Poesie di Natale: le 30 più belle e famose (per Bambini e Adulti)
- Poesie sulla Notte: le 20 più belle e famose
- Poesie sui Sogni: le 25 più belle e famose
- Poesie sulla Sera: le 15 più belle e famose
- Poesie sulla Pioggia: le 20 più belle e famose
- Poesie sul Silenzio: le 20 più belle e famose
- Poesie sulle Stelle: le 20 più belle e famose
- Poesie sul Tramonto: le 20 più Belle e Famose
- Poesie sui Gatti: le 20 più belle e famose
- Poesie sui Cani: le 15 più Belle ed Emozionanti